sabato 22 dicembre 2012

IL NATALE IN ME

Io vorrei, come lo vorrei , che il Natale in me, fosse come quello che vivevo da bambina.
Già dal mese prima, sentivo quell'eccitazione nell'aria, l'attesa dell'EVENTO, quello scritto con le lettere maiuscole.
A rafforzare il mio stato d'animo, il mio vivere in una famiglia religiosa, dove la preghiera non mancava ogni sera e ogni mattina, dove non partecipare  a una Messa, era vissuto come un delitto e la preparazione al NATALE prendeva tutto il nostro tempo libero, fisicamente e spiritualmente.
Vorrei rivivere le mani di mia madre, affaccendata con il Das, mentre costruiva case per il presepe, la recita di una poesia imparata a scuola, mentre così piccolina, mi arrampicavo su una sedia per farmi notare, e l'imbarazzo che provavo, alla fine, quando tutti i parenti mi battevano le mani.
Allora di corsa, prendevo un piatto pulito dal tavolo, e facevo il giro dei commensali per riscuotere la 'mancetta'.
Vorrei viverlo con la gioia e l'attesa di allora, quando mettere Gesù sulla mangiatoia del presepe, equivaleva a farlo nascere davvero, nel mio cuore.
E aspettavo la Befana, per mettere i re Magi nel presepe, perché non era possibile arrivassero prima.
Vorrei la magia delle cose semplici di un tempo, quando c'era poco, ma bastava per tutti, quando i desideri erano piccoli e puri, e Babbo Natale era un orco buono, da aspettare con timore e rispetto.
Vorrei quella luce, che illumina il cuore, e non soltanto le vetrine, vorrei un sogno da desiderare, che non fosse impossibile o irrealizzabile.
E vorrei essere con tutti i miei cari, con tutti i miei amici, con tutte le persone del mondo che incontrano il mio cammino, con chi ha attraversato la mia vita, e non è più con me, ci vorrei essere con il cuore e con l'anima, più che con la presenza....
Ma ho tanto buio dentro, chissà perché.
Cerco tante spiegazioni, tanti motivi, tanti alibi, trovo risposte e forse in parte sono vere, eppure talvolta non riesco a capacitarmi di questo mio malessere. Alla fine forse, il male non sono che io, che crescendo sono cambiata e mi sono spenta, dentro.
Vuoi per le vicissitudini della vita, vuoi per quel malessere generale che attraversa il mondo, vuoi perché forse non mi piace più come sono, o com'è quello che mi circonda, fatto sta che non sento più il Natale, da troppo ormai, e sempre meno.
E , proprio l'altra sera,  mentre camminavo tra le luci del mio quartiere, mi solleticava la mente uno strano pensiero, il desiderio di un abbraccio, di un sorriso, di una stretta di mano, di una voce, che ricordasse al mio cuore, che è Natale.
Ma è davvero ipocrisia , diventare più buoni e presenti per un giorno solo, oppure è Natale, proprio per questo?
E il mio Natale, lo aspetto da troppo ormai, ma sembra allontanarsi sempre più.
Così, una parte di me, andrebbe a Messa, e poi al cimitero a trovare i cari, e poi  inviterei più persone posso, e darei una festa bellissima, dove il primo abbraccio sarebbe per chi è più distante da me, dalla persona che amo di meno, o per  quella che più volte mi ha ferito, perché solo perdonando e accettando, posso ritrovare il vero senso di questa festa.
Perdonare la falsità e l'ingiustizia, e perdonare me stessa, per i miei difetti e i miei limiti, questo farei.
E invece no, ecco la mia debolezza, quella strana apatia, che mi porta lontano, da me , da tutto.
Quella freddezza dentro, che non comprendo e che odio, che mi da voglia di chiudermi in me stessa, nella mia reggia sicura e tranquilla, e di viverlo in casa, sola, un giorno come tanti altri, senza stravizi, senza pressioni, senza per forza fare questo o quello.
Forse è questa costrizione che mi pesa? E perché , tutto questo, ha il sapore di una costrizione?
Cosa c'è che non va in me, perché , anche l'idea del più piccolo regalo mi fa soffrire?
Non solo mi fa soffrire, letteralmente mi manda in bestia, più riceverlo che se lo dovessi fare.
Forse perché l'idea di non riuscire a contraccambiare mi imbarazza, ma credo che non sia nemmeno quello. Semplicemente, se una cosa non la sento, non mi va di viverla.
Così, anche l'eccitazione per le compere viene meno, ma questo non è che l'ultimo dei mali, considerando che tutto questo , ultimamente è diventato stress da shopping.
E magari questa è un'altra risposta ; non sopporto più, questa frenesia che mi circonda alla vigilia delle feste, il caos, il business, tutto questo non ha niente a che vedere, con il significato del Natale, solo che a farne le spese sono i sentimenti.
La nostalgia, mi induce a sognare un paese piccolo e povero, il tempo giusto per la preghiera, il tempo giusto per l'attesa, il tempo giusto per gli incontri, per i pranzi, per il gioco, per le risate, per il mercatino, per i regali, per i miei cari e per me stessa, senza correre, sempre, correre... per la paura di non arrivare.
Il tempo per i VOGLIO e non per i DEVO, il tempo per me stessa e per gli altri, soprattutto il tempo per Dio, che da troppo ho messo in un angolo dei miei pensieri, senza viverlo, e forse è per questo, che mi sento così.
Solo che non basta riconoscerlo o analizzarsi, per risolvere il tutto, magari avessi una bacchetta magica, per mettere a posto questo mio tormento.
E sarà, che non riesco più a riempire il vuoto delle persone più care che ho perso, quelle più sincere e vere,  anche se faccio fatica a recare un fiore , ormai da anni, come se mi rifiutassi di accettare tutto questo.
E forse anche questa è una scusa, pur non mancando mai di un giorno un pensiero per chi mi ha voluto bene.
C'è ancora solo un Natale che continuo a sentire, e lo sentirò fino all'ultimo dei battiti, quel Natale che mi lega agli occhi di un figlio, e mi strappa al passato e alle mie nostalgie, perché lui è tutta la mia speranza, tutto il mio futuro, tutti i miei sogni.
E c'è qualcuno oggi accanto a me, che con la sua sincerità e la sua dolcezza merita tutto il mio amore, e spero mi perdoni i miei silenzi e le mie malinconie, e gli devo molto per la sua comprensione.
Non ho che questo, da regalare a loro, e ai miei amici, ai miei cari: i miei difetti, le mie stranezze, ma anche tutto il poco meglio di me che resta, fin dove posso esserci, fin dove posso arrivare, con tutto l'amore che posso...
E per Dio? Bè, lui mi perdonerà, spero, se si accontenterà di un pensiero, del resto non posso offrirgli che i miei peccati , e le mie fatiche .....




martedì 11 dicembre 2012

LA FABBRICA FANTASMA




Ieri mattina, per caso, mi sono imbattuta in questo foglietto.
Era su uno scaffale, vicino alla cassa del mio bar, sotto un barattolone enorme della nutella, vuoto.
Solo poco dopo, ho realizzato che erano le istruzioni di quel barattolo, che funge da radio sveglia.
Ma quello che ha destato la mia curiosità, non è stato il barattolone della nutella, ma bensì il nome della ditta che compare sulle istruzioni.
AUTOVOX; immediatamente qualcosa si è acceso dentro me.
Autovox era la ditta dove lavorava mio padre, anni or sono.
L'autovox è scomparsa , da circa trent'anni forse, ormai. Mio padre, da pochi anni, anche lui.
L'autovox era un complesso enorme, sulla via Salaria, una fabbrica di televisori, dove mio padre faceva il riparatore.
Trovare il suo nome , su delle istruzioni recenti, mi sorprende e mi colpisce.
Mio padre ci era cresciuto. Era stato il suo lavoro, la sua vita. Lo ricordo quando tornava a casa, stanco , ma felice, quando raccontava a mia madre gli aneddoti della giornata.
Ricordo che amava il suo lavoro, tanto che continuava ad esercitarlo anche in casa. Talvolta se lo portava da lavoro, talvolta 'arrotondava' aggiustando i televisori di qualche conoscente.
Mi rivedo piccola, troppo piccola per stare su una sedia, così lui mi metteva seduta sul tavolo in camera da pranzo e io seguivo le sue mosse, mentre si affaccendava con cacciavite, saldatori, misuratori...
Io restavo affascinata, da tutti quei fili, che uscivano dal retro di quella scatola che gracchiava e che emetteva immagini in bianco e nero, come fosse stata magica, e per me magico era lui, quando la faceva funzionare.
Rammento , quando un giorno tornò emozionato a casa, perché era stato scelto, per collaborare alla costruzione dei primi televisori a colori.
Ricordo l'emozione del giorno della Befana, quando all'autovox, organizzavano la festa per i dipendenti. C'erano regali per tutti i figli dei lavoratori, e non dimenticherò mai quella lotteria dove vinsi quella bambola; per la prima e unica volta nella mia vita avevo vinto il primo premio.
Era una bambola alta quasi quanto me, che camminava.
E sulla schiena aveva un disco , che ripeteva sempre:
UNA ROSA ROSSA PER LA MAMMA, CIAO MAMMA... ed emmetteva un rumorino particolare , simile a un bacio, come se lo stampasse sulle guance.
Io, con le mie piccole manine, la prendevo in braccio , e cercavo di avvicinarla a mia madre, lei sorrideva; sapeva che quel bacio, in realtà, era il mio.
Erano gli anni '60, del boom economico.
Ma come accade spesso, e oggi questa crisi ce lo insegna, la storia si ripete e quante cose cambiano.
Lentamente la fabbrica entra in crisi, causa la concorrenza straniera.
Si cominciano a licenziare gli operai, perchè la mano d'opera costa cara, e si sceglie di far fare i pezzi in Corea. 
Ma il prodotto, dapprima tra i più affermati sul mercato, comincia ad essere scadente e presto si affacciano sul mercato nuove ditte e più competitive.
Mio padre, nel frattempo passato di grado ad impiegato, è a capo di una catena di montaggio, ma non è più felice come prima.
E' preoccupato, sa che c'è in gioco il posto di lavoro.
Qualcuno, nella ditta stessa gli propone di erigersi a capo nel sindacato, ma mia madre non vuole, ha paura, sono anni difficili e così mio padre rifiuta l'offerta, bensì gli avessero offerto un salario più considerevole e un appartamento.
Passa un altro anno: mia madre non c'è più. 
Qualche tempo dopo mio padre si risposa. Andiamo ad abitare proprio di fronte alla fabbrica.
Tutti i giorni, mio padre e la mia nuova madre, rischiano la pelle, per traversare i binari, per andare a lavoro.
Ma nel frattempo, l'Autovox è sempre più spenta. Persino i capannoni sembrano più tetri, più grigi.
Finchè comincia la cassa integrazione ... anche per mio padre.
Lui non me l'ha mai detto. Come non mi ha mai detto, quante cose aveva dentro, perchè era fatto così, ma ci giurerei che il primo pezzo di vita l'ha lasciato lì, nella sua fabbrica fantasma.
Questa storia, si avvicina molto alla realtà di oggi, benchè io l'abbia vissuta tanti anni fa.
Per questo sono convinta che il tempo non è che un ciclo di eventi che si ripete e non possiamo farci nulla, se non sperare sempre in quelli migliori.
Ma ringrazio quel foglietto, che mi ha dato amore e dolore , nel tenerlo tra le mani ... uno sguardo nel tempo, per ricordare cose belle e meno, ma che sono stampate nel mio cuore e fanno parte delle mie radici.                     Patty





lunedì 26 novembre 2012

L'INVERNO CHE INCOMBE

Qui,sul pc, tra una lettera e un'altra, tra una foto e l'altra, con le cuffie e la musica, a inventarmi un pomeriggio apatico.
La giornata di lavoro è trascorsa , come tutte le altre, sempre di corsa. Unica e triste novità , dieci minuti rubati al mio dovere, per presenziare a un funerale nel mio quartiere, del quale non avrei voluto, ma non mi va di scendere in particolari, tale la tristezza che mi assale.
E fa freddo; siamo a fine novembre e l'inverno è alle porte.
E rende ancora più melanconica la mia giornata.
E si avvicina il Natale, e io come sempre , non riesco a gioirne.
Non c'è niente da fare, l'inverno non è per me.
Dovrò inventarmi qualcosa o morirò d'inedia, me lo sento.
Ma quest'anno non trovo nulla che mi scuote da questo torpore: persino le mie macchinette fotografiche giacciono nel loro mobiletto, in attesa che mi decida a riprenderle in mano.
Ma non ho stimoli.
Mi trovo ingrassata e invecchiata, mi salva un pò di spirito, che da sempre mi contraddistingue
Sento il bisogno di ritrovarmi, in qualcosa che mi risvegli, ma cosa?
L'amore procede, semplicemente sul suo binario, senza problemi, ma nemmeno scossoni, così la vita.
Talvolta mi trovo ad interrogarmi, su cosa cerco, ma non trovo le risposte.
Sarà che 50 anni sono troppi per volare, ma ancora pochi per rinunciare ai sogni.
Ma i miei sogni sono impossibili e irraggiungibili e restano a farmi compagnia, tra le ali di una canzone, nei pensieri che si affollano dalla mente al cuore e lì restano, senza mai riuscire a librarsi.
E spesso mi sento confusa, perché più passa il tempo, più faccio fatica , a trovarli dentro me.
E non posso smettere di cercarli, senza di essi, sarei io a perdermi, per sempre ... se sono l'unica cosa che mi resta, per sentirmi viva.
E intanto il tempo corre, senza riuscire a fermarlo, come vorrei, nei ricordi dei momenti felici, nella speranza di un domani racchiuso dentro un chissà ..... patty



martedì 20 novembre 2012

lunedì 19 novembre 2012

L'IDEA PER SCRIVERE

Quante volte, durante il giorno mi viene l'idea. Di scrivere, di qualunque cosa, è sufficiente un qualsiasi piccolo aneddoto, per far nascere in me un' emozione, o scatenare una sensazione, che avrei voglia di descrivere o raccontare.
E le parole sono là, galleggiano nell'aria, a un palmo del mio naso e accompagnano i miei pensieri, e l'immaginazione vola. 
Poi però, l'attimo passa e quando finalmente poggio le dita sulla tastiera del mio pc, ho dimenticato tutto e mi spiace perché mi sono lasciata sfuggire l'attimo.
Causa la frenesia del lavoro e della vita, che non ti permettono di assaporare a pieno il presente, ragion per cui ti resta ben poco del momento vissuto, di quel che hai provato. Peccato ...
Alla fine, queste poche parole bastano a raccontare la corsa di questa vita, che man mano che avanza, sembra accelerare il passo, e non ci lascia scampo.
Io che sono sempre a cavallo tra la sognatrice e il concreto, mi alzo in volo , ma non troppo in alto per il timore di cadere.
Così accade, che ciò che più mi colpisce e cattura la mia fantasia è ciò di più semplice e piccolo di questo mondo.
E medito sull'essere umano e le sue miserie, quanto per le sue meraviglie.
E mi commuovo per un 'micetto' bagnato, e per la vita noiosa del nostro amico cane, interrogandomi su quello che provano e su cosa ci direbbero se sapessimo intendere la loro lingua.
E invidio la libertà umile dei passeri, che piccoli e indifesi non temono il freddo e la fame, e volano inconsapevoli dei rischi e della breve vita che li attende.
Noi , invece, siamo qui, a lambiccarci il cervello, con mille domande e mille paure, con tutte le angosce e le attese del caso, mai soddisfatti del poco , ma nemmeno del tanto, pronti a volere altro, quando un sogno si è realizzato.
Forse questo siamo: un castello di sogni, un impero di perché e di per come, un cielo di ma e di se, sospesi tra ricordi e presente, in attesa di un futuro che possiamo solo immaginare, in salita su una scala più o meno ripida, che ci porta chissà, chissà dove ... e ahimè sempre in corsa, sempre in affanno, come se tutta la paura di non arrivare ci opprimesse..
o di non arrivare .. ma dove .....

domenica 28 ottobre 2012

APATIA E RABBIA

Sono le sei:
fosse stata una domenica diversa, a quest'ora sarei a lavoro, già a correre, tra la cassa e il montacarichi.
Oggi no, si attacca a mezzogiorno.
E potrei dormire, invece di stare su una tastiera a scaricare le mie frustrazioni.
Ma dato il cambio d'orario, la mia sveglia naturale mi ha tirato giù dal letto alle tre e la rabbia accumulata da ieri, non mi permette di riprendere sonno.
E la sento ancora montare dentro, come sento l'ipocrisia avvolgersi intorno a me, come fosse una seconda pelle.
E a questo punto resta la confusione, perché al punto in cui sono arrivata, non so più se è  quella che ho intorno, o quella che mi nasce dentro, nel continuare a fingere di non capire e non sentire, nel seguitare ad amare e rispettare chi non m'ama o lo fa a modo suo e nella sua convenienza.
E mi nasce dentro una sorta d'apatia, che mi spinge a cambiare.
Forse devo cambiare o sono già cambiata e alla mia età , non ci sto più.
Mi dico che devo 'fregarmene' perchè starci male ancora non mi giova, ma quando l'ultima goccia cade a far traboccare il vaso, è difficile fermare il liquido che straripa.
E non me ne voglia alcuno, se mi vedrà diversa, ci sono dei lati di noi oscuri, che prima o poi finiscono per uscire, e non possiamo comandarci di essere diversi.
Io, ad esempio, sono una che perdona, che si lascia tutto alle spalle, ma che non dimentica.
E quando le somme dei torti, cominciano a farsi insopportabili, puntualmente tutto riaffiora e tiro il totale.
E me ne spiace. Ma se un giorno, come oggi, e potrebbe essere oggi, sarò cambiata, non assillatevi nel farvi o pormi domande.
Guardate dentro voi stessi, come io cerco sempre dentro me e ci trovo sempre lacune.
Ma le lacune sono nei cuori umili, non abitano la superbia, e questo è un dato di fatto.
E mi lascio scivolare tutto questo, come presa da quest' apatia indescrivibile, dove nulla più mi tocca.
Come un muro che riflette il suono, non m'importa più di nulla: arrabbiatevi, parlatemi dietro, urlatemi tutti gli insulti che volete, io vado, dritta per la mia strada, ignorando i commenti.
Da oggi il problema non sarà più il mio, ma il vostro, perché Patty è in un punto di non ritorno.
In realtà il mio pensiero è per tutti ... e per nessuno. Il vero colpevole sono le scelte, la vera colpevole sono io, se per amore ho lasciato che il male prevaricasse ogni volta, scambiandolo, con l'amore ancora.
Potrebbe sembrare una reazione esagerata, se presa nel contesto dell'episodio,  e se fosse venuta prima , forse non sarei a questo punto. Ancora colpa mia.
Come quella mamma che massacra un figlio, perché non è stata capace a tirare uno scappellotto al momento giusto.
Quando cerchi di metterci riparo è troppo tardi.
Ma è troppo tardi per gli altri, non per me. E non ci sto ad andare in depressione, ma nel sorriso che si spegne, chi sa leggere non deve incontrare più i miei occhi.
E per una volta ci sto io, nei panni della cattiva, dell'egoista, e a ben donde.
E senza pentirmene affatto.
Stanca, di preoccuparmi degli altri e del loro giudizio, stanca di parere sempre perfetta e accondiscendente, stanca di cedere, pur se ancora cedere mi tocca , ma il mio conto l'ho pagato già da troppo, e non posso concedere la mia vita agli strozzini.
Se devo farlo, lo faccio a modo mio, e ognuno ne trarrà le conseguenze.
Ce l'ho col mondo? No, ce l'ho con i soprusi, con l'arroganza. Ce l'ho con chi viene dopo e vuole passare avanti a ogni costo, ce l'ho con chi mi manca di rispetto, perché io ho sempre rispettato.
Ce l'ho con l'amore, che non vince mai.
Ce l'ho persino con le lacrime, che sono a un passo dai miei occhi piene di rabbia, ma non ce la fanno a scendere.
E soprattutto ce l'ho col mio cuore disilluso, che puntualmente infila l'ennesima staffilata e diviene sempre più debole, ma sempre più freddo.
E il gelo mi attanaglia dentro, mi strappa dai sentimenti e dalle emozioni. Lentamente, ma inesorabilmente plasma il mio animo.
Lo fa da anni ormai, il motivo per cui non credo più nel Natale, per cui non sento più un compleanno, per cui non porto più un fiore.. a chi veramente mi ha amato e non ha colpa alcuna.
Mi resta un sorriso, ma da oggi non so, per celare la cattiveria che piano prende il posto dell'amore che va scemando, perché non ne ho più da elargire.
Me n'è rimasto una stilla, tanto piccola e tanto potente, per mio figlio, per i veri amici, per il mio compagno, il resto a farsi fottere. Però ci soffro, malgrado tutto, anche se so che non è giusto soffrire per chi di te non si cura, ma anche questo fa parte della parte di me, che non mi piace.
Diversa? Si , da oggi sono diversa, se potessi mi cambierei persino il nome, proprio per dare vita a questa nuova me, come rinascessi.
Da oggi non mi dite di spostarmi più in là, potrei diventare una iena e stupirvi.
Non ero così, sono così, questo è tutto.




MOMENTO NERO


domenica 28 ottobre y

E' vero, la felicità non è che un attimo. 
e io ne ho sempre avuto paura. A me è sempre successo così, dopo un giorno pieno felice, ce n'era uno pronto a lasciarmi lacrime.
E quest'arrivo dell'autunno puntualmente mi reca la sua malinconia e la sua tristezza.
In certi giorni così, tra il tempo brutto e la rabbia che cova dentro per tutto quello che non va, vorresti sparire, da tutto e da tutti . Sei talmente fuori e giù che non sai nemmeno più se avercela più con te stessa o con il resto del mondo.
Io forse ce l'ho con me, per quello che sono, che sembro così forte e invece sono talmente fragile, quando mi accorgo che il mio essere sempre  accondiscendente, finisce per voltarmisi contro, e come sempre pago della mia bontà.
Ma ho paura di me, 
Penso che un giorno scoppierò e farò quelche fesseria. Come dice qualcuno: Mai fidarsi di un buono quando diventa cattivo, e sento che giunta ai miai 50 anni , finirò per essere troppo cattiva e rimetterò in piano la bilancia.
Sento che è solo questione di tempo, ma quando scoppierò non sarà un temporale, sarà un uragano.
E poi dovrò sparire davvero, perchè non sarò
più capace nemmeno di vedere me stessa allo specchio, che non sarò più io , ma un'altra. E allora non piacerò più a me , e nemmeno agli altri. 
Ma se accadrà, non avrà più importanza.
Cerco di salvare il mio cuore , ma quante ferite ancora potrò sopportare?
Quando il vaso è pieno, basta una goccia, magari la più stupida per farlo traboccare, e il mio è all'orlo ormai.
Subire, sempre subire, tirare avanti, lasciarsi tutto alle spalle, smussare, perdonare, tacere, passare da stupido per quieto vivere e continuare a ingoiare, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno, dopo anno.
Resistere alla prepotenza e all'arroganza, alla falsità, e intanto cambiare dentro e nonostante tutto continuare a credere e ad amare, anche quando si è feriti, e stringere i pugni nell'impossibilità di reagire.
E sorridere, sempre, a tutti, portando quella maschera che tutti conoscono, ma quanta disperazione dietro tutto questo.
Quanti soprusi, angherie, quante rinunce per essere accettati, ma che vale? 
La superbia non vede più in là del suo naso e l'egoismo non conosce rispetto, né amore.
Beati gli ultimi che saranno i primi. Lo diceva Dio, ma a me succede l'opposto.
Ma io non mollo, non darò soddisfazione al diavolo e ho qualcosa di troppo grande per cui lottare, anche se annaspo e spesso sento di non farcela; ho un figlio, che è tutta la mia vita e al quale cerco d'insegnare, a essere diverso da me, di alzare la testa e sfidare il mondo.. Voglio insegnargli la forza , la certezza, e quei valori nei quali io , ormai non credo più.
E dopo tanto, ho anche una bella persona accanto, che non è forse la perfezione che sognavo, ma almeno lui è sincero e mi vuole bene ed è l'unico con cui io non sia costretta a infilare quella maschera.
E poi ci sono gli amici. Non sto nel loro cuore e non so dire, da uno a dieci , quanto mi amano o quanto mi sopportano, ma quando sono con loro sto bene e riesco a evadere da questo buio che mi porto addosso.
Forse è la prima volta, che mostro questo lato di me. Non mi è mai piaciuto, mettere in piazza i miei pensieri più cupi, anche quando scrivo un po’ malinconica , non lo faccio mai in toni così accesi.
Evidentemente, sarà colpa della pioggia , o forse dell'inverno, non lo so. O semplicemente per una volta avevo bisogno di sfogarmi, domani sarà già tutto passato, spero.

Intanto è già sera, da un pezzo, e domani si dorme un'ora di più e alle quattro di sera scatta il letargo.. che barba... spero venga presto un'altra estate a portare un po’ di sole, nel mio cuore freddo.



mercoledì 24 ottobre 2012

BUON COMPLEANNO


E' il mio compleamno sto qui, china su una tastiera a 
 rifelttere.

Mezzo secolo, mamma mia che parolona, fa quasi paura pronunciarla. Guardandomi dietro 
non capisco dove ho lasciato il tempo, non lo trovo, 
possibile ne sia trascorso così tanto? E quante di me , dietro quelle foto
he mi osservano dall'antro dei ricordi mi somigliano davvero?
Mi sento un libro aperto su tanti capitoli diversi, dove la protagonista è 
sempre la stessa, ma interpreta personaggi diversi.
E a oggi chi sono? Mi conosco davvero? Oppure domani cambio ancora la mia maschera.
Non è uno specchio a rimandarci la realtà. In esso possiamo vedere una ruga in più., 
ma le rughe del cuore , quelle possiamo vederle solo noi, nell'anima.
Oggi un pensiero è per quella mamma, che più non è, che ha voluto contro tutti che io fossi,
nonostante sapesse rischiare la vita per mettermi al mondo.
Mi cullo nel pensiero di credere che mi osserva, seduta su una stella, e mi vede donna, con i miei peccati e le mie virtù, con le mie gioie e i miei dolori.
Oggi il pensiero è per mio figlio, la cosa più bella della mia vita, l'unica che non rimpiangerò mai , e per cui varrà la pena vivere , altro mezzo secolo, se potessi. 
Un secondo lo devo a te: l'uomo più vero che abbia mai conosciuto in vita mia. Tu che da lassù vegli ancora il mio cammino, tu che mi hai regalato quella che oggi sono, te lo devo perchè mi hai insegnato la vita, e l'amore.
E non può mancare un abbraccio sincero al compagno che oggi mi vive accanto, la persona più dolce che io abbia mai conosciuto
forse la sola con la quale riesco ad essere me stessa, senza paura di giudizio.
Se c'è ancora un posticino nel mio cuore lo lascio per l'amicizia, per chi mi è stato accanto nei momenti più duri, per chi ha diviso con me giorni e sorrisi, spero ce ne siano tanti e tanti ancora insieme.
Ancora un brivido per tutte le persone perse, perchè non sono più, perchè il corso della vita ci ha allontanato, o perchè le nostre strade si sono divise; a tutte quelle che anche soltanto per poco hanno lasciato un segno indelebile in me e per cui un vuoto incolmabile.
E all'ultimo resto io, un saluto a quella che ero, un buongiorno a quella che sono ... una speranza per i sogni ancora in bilico, un addio per quelli ormai bruciati.

Sono nata ancora, auguri piccola peterpan

domenica 7 ottobre 2012

Rimpianto

E per quanto possiamo cacciarli, ogniuno di noi ha dei ricordi
che ogni tanto si affacciano alla nostra mente
alcuni sono rimpianti
anzi , spesso, nostro malgrado, facciamo di tutto per allontanarli
tornano e ci tormentano

martedì 18 settembre 2012

ricordi e mare

E torno ancora , tra i miei ricordi di bimba.
Mi sento un po' come quei vecchi che rammentano sempre i tempi passati e oggi li comprendo più di ieri.
Man , mano  ci accorgiamo di somigliare a loro e allora ti rendi conto del tempo che passa e come cambia il mondo, ma non i suoi abitanti.
Questo ricordo lo voglio dedicare al mare.
Io amo il mare. mi capita di riflettermi in lui, tanto che gli ho dedicato più di una poesia, della quale una in particolare, non ricordo se l'ho pubblicata in questo blog.
Sento che somiglia al mio animo, sempre un pò tormentato, altalena di emozioni contraddittorie, ora calmo, ora in tempesta, come un onda che va e che torna, e sempre in cerca di una sponda dove infrangersi.
E così profondo da contenere tesori e segreti, dove nessuno può arrivare, misterioso come i silenzi che talvolta mi porto dentro.
E anche perché sa cullare i miei momenti di malinconia, quando lo sguardo corre fino all'orizzonte, in cerca di affetti e ricordi lontani o persi, quando il mio sguardo assorto, passa dalla realtà alla fantasia e sa vedere un volto riflesso nelle onde, mentre il ritmo delle onde canta una musica lontana accompagnando i pensieri. 
Capace di sopire le mie ansie e la mia rabbia, quella che non ha motivo e li ha tutti nello stesso istante.
Così da sempre sogno una casa su una scogliera , ci gioco sopra, ma è un desiderio tanto reale, quanto irrealizzabile.
E ce ne ho più di qualcuno in conto così, e forse è il mio destino.
Ma ritornando a 'bomba', questo post lo dedico alla villeggiatura della mia infanzia.
Sono tornata a Nettuno, dopo circa 35 anni.
E non è cambiata tantissimo. A parte il centro interno che è stato abbellito, le spiagge sono rimaste tali, ma si è molto ingrandito il porto, sacrificando parte della spiaggia, dove  piccola raccoglievo secchielli per costruire il castello dei miei sogni.
E ci sono luoghi, come il forte e le torri , che le ricordo uguali, come  fosse solo ieri, ma forse sarebbe ora di prendersene un pò cura, perché guardandoli da fuori si capisce che il tempo sta avendo la meglio su loro.
alcuni negozi invece, come sospettavo, on ci sono più.
In particolare ricordo un localetto piccolo, sulla via del mare, dove la gente faceva la fila , in tutte le ore , per le ciambelle calde. Non vedevo l'ora di addentarne una, sperando di ritrovare i miei sette anni nell'odore e nel sapore , e invece sono rimasta delusa. 
Mi sono addentrata nel centro, in cerca di alcuni conoscenti di famiglia, sperando di ritrovare il negozio di Vittoria, una bimba ormai più grande di me, che mia madre resse a battesimo, legando così la mia famiglia alla sua, ma anche del suo negozio e di lei non c'era più traccia.
Rammento che aveva un negozio per articoli da neonato, con passeggini e carrozzine. L'anno che mia madre morì, mio padre ci portò una settimana a Nettuno, per non farci soffrire la diversità delle cose che cambiano.  Ricordo che lei mi cucì un costume di colore blu, fatto tutto ad uncinetto, che io mi rifiutavo d'indossare, perché cominciava a crescere troppo il seno e mi vergognavo. Sono piccoli frammenti nel cuore e nella testa che valgono una vita, ed ero elettrizzata all'idea di poterla riabbracciare. Ho provato a chiedere in giro, ma quasi 40 anni sono davvero molti , anche per i ricordi e per l'emozioni.
Pazienza, e purtroppo non ricordo il suo cognome, altrimenti avrei provato su facebook.
A parte tutto, la mia gita è stato un bel bagno nei ricordi, ma anche una bella visita da dedicare a una delle cittadine litoranee del Lazio, che a parer mio resta ancora una tra le più belle.
E non ci dimentichiamo del famoso Santuario di S.Maria Goretti, la bimba che si fece uccidere dallo zio per salvare la sua purezza. E' un santuario semplice, ma suggestivo, un pò per la sua posizione, a ridosso sul mare, un po' per la bimba chiusa nella sua bara di cristallo e ancora bella e pura , che a guardarla sembra dormire.
Ricordo mia zia Maria, sempre lei, e qualche volta anche mia nonna, che ci portavano in visita.
A quei tempi c'erano delle carrozze col cavallo, come quelle che ancora resistono al centro di Roma. Partivano dalla piazza centrale di Nettuno , dove ancora c'è la famosa fontana, e per pochi soldi ti 'scarozzavano' fino al santuario
Insomma , alla fine è stata una bella passeggiata, e come al solito ci lascio una parte di me, quella bambina, ma anche quella di oggi. Spero di poterci tornare, magari anche per qualche giorno, ma si dicono tante cose e poi ...




Nel frattempo mi regalo qualche foto, per condire i rimpianti


sabato 1 settembre 2012

lunedì 13 agosto 2012

prima pioggia


oggi è piovuto, e ancora adesso che è uscito un pò di sole, il cielo è nero e plumbeo.
il primo acquazzone d'estate mi suscita sempre reazioni contrastanti.
Da una parte mi godo il refregerio momentaneo. Mi piace 
l'odore di terra bagnata che sale dall'asfalto, mi piace il silenzio che precede il rombo, il rumore cantilenante della pioggia sulla ringhiera. Se posso e sono in casa
spesso accompagno questi attimi ascoltando un po' di musica. Amo in questi casi, ascoltare sinfonie melodiche, che rispecchiano la mia anima e mi rilassano.
dall'altra mi prende la malinconìa. Succede quasi sempre 
che insieme al primo acquazzone ci saluta anche l'estate e penso all'avvicinarsi della stagione fredda, così triste e lunga. Così maledettamente sempre uguale con  le sue giornate corte vissute dentro un giubbotto, dove tutto si esaurisce tra il lavoro e la casa, quando il mare diventa grosso e lontano , e il freddo ti costringe alla noia e all'immobilità.
 e pur essendo cosciente che in questo mondo c'è bisogno di entrambi le stagioni, io vorrei fosse sempre estate.
L'estate per me è come un risveglio. anche fisicamente sto molto meglio rispetto all'inverno e credo che sia vero che la nostra psiche influisca sul nostro fisico.
Allora non mi resta che sperare che questo temporale sia solo momentaneo. d'altronde il tg diceva che doveva arrivare il gran caldo: "Caligola"
Perchè quest'anno hanno deciso di battezzare ogni evento climatico con dei nomi storici e mitologici e così abbiamo avuto Circe, Minosse, Ulisse, Caronte e adesso è il momento di Caligola.
Bè, speriamo si comporti bene e faccia il suo dovere, portandoci ancora il sereno senza peraltro farci 'scoppiare'
io, intanto, alla finestra aspetto , che il tempo decida da che parte stare, se con il nero o con il sole .. aspetto, la testa piena di pensieri .....

mercoledì 1 agosto 2012

emozioni diverse

stamane la giornata è stata contraddistinta da emozioni diverse.
La prima in assoluto,  è stata l'euforia nella consapevolezza di essere finalmente in ferie, attenuata dalla motivazione per la quale mi alzavo così presto.
Sì, mi sono alzata presto per andare in via ostiense, dove ci sono gli uffici ACEA, per rimediare allo sbaglio che ho fatto come tanti italiani di entrare nel 'mercato libero'..... ma quale mercato libero e risparmio ... non è questo il sito adatto per commentare i perché e le motivazioni, ma vi dico una cosa: diffidate di ogni forma di cambiamento, nessuno vi regala niente e alla fine vi ritrovate la carota in ......
L'Italia non è pronta ancora per le famose liberalizzazioni che tanto promuovono e tanto decantano, alla fine il più pulito c'ha la rogna e il peggio non è mai morto.
Detto fatto, decido di prendere il trenino che passa nel mio quartiere, scelta saggissima, circa 30 minuti tra attendere e arrivare. ed ero lì, in una giornata fortunatissima, dato che avevo soltanto 17 numeri prima di me.
Dopo aver ottenuto come mi aspettavo, non più della rateizzazione della cifra, esco costernata e rassegnata e decido di farmi una passeggiata nei dintorni.
E anche qui mi tornano quei ricordi distanti, ma tanto presenti, io bambina, che in un giorno d'estate come questa mi alzo di buon'ora ,trepidante della novità, stamane vado con mia nonna, l'accompagno ai mercati generali, dove lei lavora e sempre mi racconta.
Ho sonno, ma l'emozione è troppo forte.... e respiro l'aria dell'alba più pulita di oggi che mi entra nei polmoni e l'eccitazione sale alla vista dell'entrata ... quale sorpresa troverò dentro, manco stassi a varcare il cancello di una reggia dove mia nonna è la dama più acclamata.
Ci sono tornata spesso, ricordo, e ho conosciuto persino la mia prima simpatia, se non ricordo male si chiamava Raule , io avevo 11 anni e lui 18, mia nonna lo rimproverava ricordandogli che ero piccola e a me diceva che non era per me,  'Pesciarolo'- mi diceva -' e puzza tornato a casa'...hi,hi
E quella via, tante volte attraversata, nei pomeriggi con lei, quando andava ad aiutare una famiglia di amici per sbarcare il lunario dato che mio nonno era invalido e c'era bisogno . Avevano un bambino di qualche anno più piccolo di me;'Paoletto' lo chiamavamo ....Ci fermavamo spesso a un bar all'angolo a prendere un gelatino, a volte veniva anche il papà 'Mario'  ed era una persona simpaticissima e solare con il quale ci piaceva molto stare perché era divertente.
La mamma ricordo soffriva di una disfunzione , quelle per le quali ingrassi a dismisura e non puoi farci nulla , era una persona buonissima anche lei, ma spesso la sua situazione la costringeva in casa.
Chissà, mi domando, che fine ha fatto questa famiglia, sono passati 40 anni, mia nonna non c'è più, e Mario e Marcella (così si chiamava la moglie) oggi sarebbero abbastanza grandi anche loro.
'Paoletto' avrà messo su famiglia? bò, oppure lavora nella tappezzeria del padre, avevano una tappezzeria a piazza Fiume, o forse non c'è più .. chissà.
Che peccato, il tempo e le distanze sono inclementi e ci fanno perdere, o forse non ci perdiamo mai finché nei nostri cuori torna a brillare il ricordo.
Alla fine oggi, arrivata davanti ai mercati, ho avuto la delusione di trovarli tutti recintati, la polvere e l'afa che prendevano la gola, sapevo che li avevano spostati, ma speravo di potermi avvicinare almeno ai cancelli, invece a malapena sono riuscita a fare una foto.
Cmq il cartello dei lavori parlava di 'riqualificazione dei mercati generali' ... torneranno di nuovo lì? non si sa, certo che con la vita di oggi il punto non è dei migliori, dato l'invivibilità della mia città oggi, e anche se lo ricordo un po' caotico  allora, stamane passeggiando ho fatto un bel salto, nella mia infanzia, nei miei affetti e  nella mia splendida, caotica, remota città, che non è solo monumenti e bellezza, ma 'strappi' di vita , di ieri, di oggi, di sempre........