mercoledì 17 luglio 2013

UNA VISITA DA TROPPO RIMANDATA

Oggi, dopo tanti anni sono tornata.
Sono tornata a far visita a chi da troppo tempo ormai mi manca.
Mi manca da vedere, ma non nel cuore.
E' così che deve essere. 
Quando decidiamo di andare a trovare qualcuno, dobbiamo farlo quando ce lo comanda il cuore e non perchè si deve, o per usanza.

E questo indifferentemente che sia vivo o morto.
Ad esempio, io faccio una grande fatica a vedere una persona malata, e se posso, evito di andarla a trovare.
Ma poi m'immagino nelle sue condizioni, e capisco quanto bene potrebbe fare in certe circostanze una parola, un sorriso, una carezza .. due ore rubate al mio tempo affinchè il tempo di qualcun'altro scorra con meno angoscia. 
Così mi prendono i sensi di colpa, ma malgrado , se posso fuggo.
Lo ammetto, ho un pessimo rapporto con il male, forse possiamo chiamarla codardia, pur sapendo che il male fa parte di questa vita.
Tanto più che troppe volte l'ho toccato da vicino, e troppe volte ancora mi ha sfiorato e mi ha ferito, e mi ha fatto male, più male del male che è.

Parentesi a parte, stamane sono andata al cimitero.
Mi è spiaciuto aver tralasciato alcuni cari, ma dato che gli affetti a me più vicini si dividevano un pò in un cimitero, un pò in un altro, spero non me ne vogliano gli altri se per questa volta ho mancato di recare un fiore anche a loro.
Certo, considerando che dall'ultima volta, saranno passati 6 anni, faccio buon proposito che non ne passino altrettanti per aspettare i miei fiori, ma chissà... è che appunto non intendo ripetermi con quanto accennato all'inizio.
Ero con il mio compagno.
Dapprima siamo andati dalla sua mamma; una persona stupenda (e non è retorica, non lo dico perchè morta), che avrei voluto fosse vissuta di più, per regalarci ancora qualche giorno, qualche ora insieme da condividere, tanto era spassosa. 
A me sembrava di conoscerla da sempre, chissà forse in un'altra vita, forse ha traversato la mia strada in qualche altra occasione che non ricordo, fatto sta che io e lei abbiamo legato da subito e mi capita di accorgermi che in molte cose eravamo molto simili, nonostante tra me e lei intercorressero quasi due generazioni.
Simili, persino negli occhi, nei gesti, e nelle parole, quasi fossi io sua figlia.
Poi, sono andata da mio marito.
E talmente tanto tempo è trascorso, che ho sbagliato il lotto.
Ho cominciato a girare, in mezzo alle tombe bianche e sporche, segnate dal tempo e dalle intemperie, tra sterpi di rovi e insetti.
A quanto pare non sono l'unica che dopo un pò di tempo dirada le visite.
Forse è nella natura umana.
Quei campi tanto curati, dove la morte ha lasciato il segno da più di dieci anni circa, oggi sono per lo più tutti abbandonati, c'è una desolazione totale, che si avverte di più, nel silenzio di un sole cocente di luglio.
Il solo rumore che mi arriva sono i miei passi e il ronzio dei calabroni.
Continuo a vagare, inconsapevole del mio errore, in preda quasi al panico, eppure non posso sbagliare, conosco bene il posto, ma non trovo nemmeno mia nonna, che era stata sepolta circa un anno dopo, quasi alle spalle di mio marito.
Poi leggo le date, e mi rendo conto che devo scendere di un lotto.
Nel frattempo, i miei occhi continuano a scrutare visi che mi guardano dentro piccoli cornici. Alcuni sorridono, sono pieni di gioia, che ironia il pensiero della vita che c'è, ma non c'è.
E  quando dietro quei sorrisi scopri due date così brevi tra loro, che tristezza !!!
E fra tante, ancora , qualche croce per sempre e da sempre anonima, per non parlare di alcune tombe, che sono state sorpassate dai cespugli, non più curate, dove ormai non si vede più ne un volto, nè un nome, nemmeno la tomba.
Poi finalmente lo trovo. 
E quasi come un segno di Dio , che volesse punire la mia mancanza, mi è quasi impossibile avvicinarmi.
La tomba ha resistito bene, lui è là, che mi sorride come sempre, bello come non mai, ma davanti sono cresciuti arbusti e fiori gialli ostili, e una miriade di vespe e calabroni ronza e si posa continuamente su quei fiori.
Sospetto che abbiano fatto dei nidi.
Il vaso di fiori è vuoto, come mi aspettavo.
Devo farmi coraggio, ho acquistato anche un lumino, sarà un'impresa avvicinarmi, ma vale il rischio.
Lentamente mi avvicino. Cerco di approfittare del momento che le api si posano, speriamo bene.
Nel vaso c'è acqua, non perchè qualcuno ce l'ha messa, solo perchè una settimana fa ha piovuto.
Come un ladro, furtiva e veloce lo sfilo: ce l'ho fatta.
Poi aspetto che torna Sergio, il mio compagno, che nel frattempo è andato a prendere la macchina con i fiori, nel posto sbagliato dove l'avevamo lasciata.
Mentre attendo mi scopro a parlare. Gli parlo di me, di Simone suo figlio,mi riprometto di farlo venire con me alla prossima. (oggi lavorava) Gli parlo, della mia vita, del mio compagno, dei miei sbagli e delle mie mancanze. Gli chiedo scusa, per dove ho mancato e chiedo le sue preghiere per quello che mi attende ancora.
E gli parlo, come se fosse adesso qui davanti a me , di tutto quello che viene in un attimo nel cuore che è così grande che cinque minuti non sono sufficienti, ma so che a lui bastano per capire.
E dal  sorriso mi rimanda il suo amore e tutta la sua comprensione.
Poi sistemo i fiori, mi faccio coraggio e riesco a mettere il lumino nell'apposita urna. 
Raccolgo un libretto in ceramica che qualcuno deve aver poggiato sulla base della tomba:
C'è scritto ' mi manche tanto papà' ... e forse so chi l'ha messo.
Poi mi riavvio verso la macchina, dove mi attende il mio compagno.
Lui non è venuto vicino, non per mancanza, ma semplicemente perchè le zanzare stanno banchettando con lui , e dato che è un pò allergico, meglio che stia lontano il più possibile.
Com'è difficile descrivere delle emozioni quando sono così in contrasto tra loro.
Perchè ogni volta che mi congedo, mi assale una tristezza tale, che vorrei non ritornare mai sola, e con lui non lascio solo quello che fu l'uomo che ho amato, ma lascio una parte di me e della mia vita, che non torna più, come non mi fosse mai appartenuta; pure al contempo fremo di fuggire, da tutta questa bruttezza e questo dolore, che mi attanaglia stomaco e gola, che fa male al cuore e per questo non vorrei più tornare a fargli visita. 
Poi , un salto da mia nonna, adesso so trovarla.
Lei era la madre di mio padre, oggi non c'è più nemmeno lui, ma è in un altro cimitero.
La sua foto mostra una donna giovane e bella, anche se quando è morta era avanti con gli anni. Per la tomba, stesso discorso di mio marito, stesso discorso di tante altre ... 
C'era un tempo in cui siamo tanto per tutti, e poi viene il tempo in cui non siamo più, ne per tutti, ne per noi.
Ma sono convinta che non è così, nessuno muore, finchè è nel  nel ricordo di qualcuno, pur se quel qualcuno dimentica un fiore o una preghiera, perchè è il pensiero che conta, è il cuore .. e il mio, non dimentica.
La prossima tappa è dal padre del mio compagno.
io non l'ho conosciuto, ma dalle foto e dai racconti , credo di intuire che fosse molto simile a lui.
E il mio compagno è la prova ne è la prova vivente se riesce ad essere ironico, come racconta del padre, persino davanti alla sua tomba.
Alla fine usciamo da 'Prima porta' e andiamo al Verano.
Lì c'è la tomba di famiglia dei 'De Vecchis', la famiglia di mia nonna.
Nella sua 'bruttura' mi piace. 
Si respira una quiete insolita, che pur essendo legata al posto, senza meno non gradito, mi trasmette una calma strana, lontana dall'angoscia della morte.
Qui c'è gran parte della mia famiglia e dei miei affetti più cari.
A cominciare da mia madre, i miei nonni, i miei prozii, tutto e di più di quello che mi lega alla mia infanzia e a momenti indimenticabili della mia vita.
E di nuovo parlo, con tutti, più che mai con mia madre.
Non sono parole che escono sulle labbra, sono parole scritte nel cuore, che lei intende senza bisogno che escano. 
Sono la disperazione e la felicità della mia vita, le mie sconfitte e le mie vittorie, le mie speranze, raccontate a lei dietro due occhiali da sole che non serve togliere, perchè il suo spirito supera il mio sguardo e mi ascolta.
E l'ultima frase vola leggera nell'aria, cade leggiadra tra le mie dita, che dalle labbra si posano sul suo lieve sorriso:
ti voglio bene mamma, grazie perchè mi hai dato la vita, grazie a tutti, un bacio                           patty