giovedì 17 settembre 2015

LA NOSTALGIA E LA SPERANZA

Vi è mai capitato di domandarvi come sarebbe stato vivere in un’altra epoca? Vi è mai successo di spaziare con la mente e cercare d’ immaginare il futuro? A me si, innumerevoli volte. Complice la mia innata curiosità , la mia passione per la fotografia e la mia irrequieta nostalgia che sovente mi viene a trovare. 
A cavallo di mezza età sono con un piede proiettata indietro e con uno in avanti. 
Solo che il futuro, per quanto vogliamo immaginare, è incertezza e se chiudiamo gli occhi , pensando al passato, ci accorgiamo che la gente e le cose cambiano talmente in fretta che nemmeno fossimo geni o profeti potremmo stabilire che sarà del mondo , dei nostri figli, delle nostre case, delle nostre città , della nostra vita stessa… senza finire mai d’imparare e di stupirci. 
E intanto viviamo il presente, che manco a nominarlo è già stato, bella fregatura il tempo, chissà perché L’uomo lo ha inventato… e se dieci anni fa fosse solo ieri? 
Però, ad essere sincera è il passato che mi affascina , forse perché sono un inguaribile nostalgica, forse perché ciò che è stato non può più spaventare, né recare sorprese. O Forse perché le mie radici hanno sempre avuto più forza delle mie ali. Magari è per questo che amo camminare , ma l’aereo mi fa male. Ed è lo stesso motivo per cui ho sempre amato più la storia che le scienze, lo stesso per cui dubito dell”ignoto. 
E allora quale meraviglia se spesso non mi accontento solo di vedere, ma mi tormenta il sapere. Ad esempio, se visito un luogo, voglio sapere la sua storia e spesso cerco d’ immedesimarmi nel cammino del tempo , per viverla appieno.Ma non quella che raccontano i libri. 
Vorrei vivere quella che racconta la gente, i muri, le pietre, le locande… 
E “ molto difficile descrivere la sensazione che provo, ad esempio, tutte le volte che mi reco in Trastevere. 
Naturalmente qui ci sono le mie radici , e quindi la mia storia, ragion per cui ancor più maggiormente la mia sete di sapere, di conoscere, di capire.. non è mai sazia. 
Mi arrovello così sui racconti di mia nonna, cercando di afferrare quel filo sottile e invisibile, ma così tenace che possa catapultarmi in quel passato mai vissuto, ma che mi affascina e tutto sommato mi appartiene. 
E a taluni può sembrare stupido, ch’io mi emozioni, solo nel calpestare quei viottoli ,sentendomi all’improvviso lei, cercando ovunque gli occhi di mia madre fanciulla sui gradini di una chiesa, le note di una chitarra davanti a una trattoria che non esiste più. 
Non c”è bisogno degli occhi e della mente perché tutto appaia così nitido e vero ,basta il cuore. 
E mi spiace che oggi entrambe non siano più, che avrei molte più domande da fare e più tempo e voglia di ascoltare, che è proprio vero che quando si cresce ,purtroppo è sempre tardi. 
E mi perdo tra i vicoli , nelle piazze, nei ricordi e nella fantasia. 
I miei avi e tutta la gente nei tempi dei tempi si affaccia come i fantasmi delle foto in movimento,ricordandomi che erano , tutto si trasforma, regalandomi il mio mondo di bambina, immaginando anche quello prima di me, quando tu mamma eri bambina. 
Sento i nostri passi sull’asfalto, il vociare nelle osterie, nonna che ti chiama e tu corri avanti a me, col tuo vestito a fiori stretto in vita, i capelli al vento e il sorriso tra le labbra, testimone di un mondo più semplice del mio, ma senz’altro più felice 
Provo, ad ascoltare il vostro cuore che batte, a sentire i vostri pensieri, a vivere le vostre emozioni , a guardarla , Trastevere, con i vostri occhi, a viverla , a carpire i suoni e gli odori del vostro mondo,ma che ne è di tutto ciò che va e piu non torna, delle nostre gioie e dei nostri affanni. Voi non siete più come più non è la casa della mia infanzia, ormai demolita, il tempo si è portato via anche lei. Allora non è vero che le cose restano, piano , anche loro scompaiono. 
Però restano le vie, le strade, i muri, le pietre, resta il Gianicolo, che possente incombe sui ricordi e sui rimpianti di non poter vivere almeno un attimo nei dieci anni di mia madre, nei passi di mia nonna, in una foto dei miei bisnonni che gia anziani affacciati alla finestra, aspettavano chissà quale sera, quale ritorno.
Sono andata in cerca di vecchie foto. Trastevere è un rione famoso di Roma e ho la fortuna che una parte delle mie radici appartengono a questo luogo, così ne ho trovate a iosa. Le sfoglio incuriosita, cercando tra i luoghi un segno della mia storia, e come la mia vecchia casa, molti luoghi non sono più, molti ancora si.
E mi lascio trasportare, in un turbine di ricordi, confondendo il reale con l’ immaginazione, il passato con il presente. 
Sarebbe bello,se anche solo un momento, potessimo cancellare il tempo, annullare le distanze, rendere tutto così concreto e tangibile, vivere passato e presente insieme.
E infine si torna da quel viaggio, un po sognanti e un po disillusi. 
Anche il mio tempo un giorno sarà un ricordo, ecco perché non amo il futuro. Ma la vita è bella anche per questo, e tutto non avrà mai fine finché ci sarà un cuore che ricorda.

lunedì 24 agosto 2015

DEDICA ROMANA ( a nonna mia)


Passeggiando pe'r quartiere a'ndo so nata,
io me sento sempre un pò emozionata.
E si che è 'n quartiere rinomato
che tanti poeti illustri ci ha lasciato.
e puro si nun è come 'na vorta
Trastevere l'onor de Roma ancora porta.
Così, camminando pe 'na via,
me torni in mente te, nonnetta mia,
che c'eri nata e che me raccontavi
de tutto quanto quello che facevi.
tant'è che oggi, nu me serve da chiede
potrei conosce piazze,chiese e pietre.
E quanno m'appare quella piazza
che c'ha quer nome tanto nominato,
me torna come un flash ner costato
come facessi un sarto ner passato;
se chiama PIAZZA SAN COSIMAT0
e come a un cane, me se risverglia un fiuto
ce fossi te nonnetta, ad esseme d'aiuto!!
ched'è st'odor che m'è salito,?
che, sto ricordo un pò sopito,
che tuttì'an tratto me lascia sgomentato?
Senza sapello giro pe' na via,
GIACOMO VENEZIAN, l'insegna porta,
ma qui ce stava la casetta mia!!
Sotto ar GIANICOLO, a tiro de cannone,
quer lampo de 'n'aiola co ' n cancello
c'aveo solo tre anni e questo è er bello,
der ricordo d'un poro topolino
che sotto a li carzoni a mi fratello
lo fece core come un lancio de martello.
Ma quella casa oggi 'n ce sta più
me lo dicesti tu nonna: ''L'hanno demolita' ''
eppure io continuo a guarda su,
verso le mura come inebedita.
Quanto vorei ce stassi ancora tu
pe raccontatte com'è cambiata a vita,
ma forse ce sei, me guardi da lassù
e te sei accorta che me sò invecchiata,
che me sento un pò, com'eri tu,
quasi se in me, tu te fossi rincarnata.
Però me resta dentro quarcosa che un me spiego,
che so 'na rabbia, na frustazione,
de nun potè torna un pezzetto indietro
pe' raccontattela tutta st'emozione.
Cos' te pio pe mano cor pensiero
e te riporto co' me ndo semo nate,
fa piano nonna , nun coremo
a core c'ha pensato er tempo , che c'ha buggerate

                                          la tua Patrizia

giovedì 12 febbraio 2015

UN GIOVEDI' GRASSO

IL sole riflette sulla facciata di un palazzo di fronte. 
Attraverso il vetro il suo colore è quasi rosso. Un rosso freddo di un tramonto d’inverno, quasi arancio, quasi giallo.

Oggi la giornata è stata quasi primaverile, ma già vedo nuvole grigie addensarsi alle spalle di quel riflesso,e auspico che il tempo regga, per domani.

Domani riposo, intanto mi rilasso al pc e scarico canzoni  dell’ultimo Sanremo.
Quest’anno le canzoni sono tutte carine.

Come tutti gl’inverni la fa da padrona l’apatia.
ti accade di non percepire i sensi di quello che cerchi e che davvero vorresti. 

Senti il tempo calarti sugli arti e sulla fantasia . come un velo impietoso che lentamente copre ricordi e pensieri, e come una mano calata sul cuore opprime i tuoi sentimenti , rendendoti sempre più cieco e sordo alla vita.
E ti senti più vecchio e più solo, anzi lo sei.
E te ne accorgi quando la bilancia dei pensieri pende sui ricordi , invece che sul domani.
E in un giorno come oggi t’inventi una maschera nuova, quella per un giorno solo, invece che per la vita, visto che è carnevale, visto che ancora ti resta un po' per giocare ed esorcizzare la paura di questo domani che si accorcia.
Che man mano i sogni si spengono, come fiammelle sull’altare dei desideri che si esauriscono, spesso inesauditi.
E non è per forza tristezza abbracciare la realtà, anche se  può essere cruda.
Per fortuna c’è un Dio , e su questo tramonto che scende scrive la sua favola , ricordandoci di gioire già solo per il fatto stesso di esserci, per il quadro stupendo che ci regala ogni giorno questo cielo, per tutti i nostri affetti e per tutte le piccole cose. che sono quelle che davvero contano alla fine. Perché un sorriso diventa eternità, una stretta di mano calore, e l’ansia di un giorno nuovo è sempre un’opportunità e una conquista, un regalo.
Allora lascio a questo foglio la mia malinconia, rifletto su tutte le volte che la mia mente apre una pagina nuova, scrivendo pensieri che si affollano , fantasticando di sgombrare la mente, parlando a qualcuno che non è che me stessa. Quei racconti che leggi solo tu, e che se non metti per iscritto , sono già dimenticati appena formulati.
Aneddoti  quotidiani, semplici, che fanno la tua vita.che ti regalano sensazioni ed emozioni a seconda dell’umore .
Come guardare un bambino correre dietro a un palloncino che vola,  può sembrare deluso e affascinato al contempo.
Ed ecco  che amo la vita, anche nei momenti più cupi e più pigri, anche quando ti volta le spalle e ti fa piangere.
Amo la mia casa, vecchia e sempre in disordine, che proprio per questo sa raccontare e parlare di me  più di quanto faccia il mio diario.
E amo guardare la piazza dal mio balcone,  carosello di macchine e genti che non mi fanno mai sentire sola.
Le luci dei negozi quando scende sera, la gente frettolosa che si stringe nei cappotti mentre attraversa, le voci che mi giungono attutite dietro i vetri , che mi fanno compagnia.
E l’alba che si affaccia dietro quell’unico albero grande che padroneggia, mentre alle sue spalle si dirada la foschia, scoprendo  le cime, spolverate di neve, che prepotenti incombono sulle case che da lontano e al confronto sembrano le case di  un presepe , tanto sono piccole.
Mi piace guardare le stagioni  , attraverso la luce che cambia, quando il sole muta  le sue abitudini.
E mi affascina la luna , con il suo faccione sornione e rubicondo , che  gioca a nascondino tra le nubi,quando come un biscotto addentato mi cela una parte di se e quando sembra una gondola sospesa nel cielo …
E vivo nell’attesa perenne di un’altra estate, che risveglia i miei sensi addormentati, nella fissità  di uno sguardo che abbraccia l’orizzonte, mentre la carezza del mare lambisce le mie gambe. il mare così misterioso e grande, capace di contenere tutti i segreti del mondo. Il mare così calmo, o così tempestoso , che muta come il mio umore , il mare nel quale mi rifletto, come se per ogni onda che torna e va , recasse con se tutti i miei pensieri e tutti i miei guai, lasciandomi soltanto un grande vuoto,ma un senso di pace infinito..infinito come l’orizzonte ……
                                    patty



martedì 16 settembre 2014

Riflettendo


Oggi lavoro di pomeriggio, cosa che odio.
Sono uscita presto comunque,decisa a comprarmi un pacco di cereali per colazione.
Mi fa male il latte, ma due o tre volte l'anno "sgarro" e mi piace gustarmi una tazza di latte in pace.
Lavoro in un bar pasticceria e paradossalmente la mia colazione e' vissuta sempre in corsa.
Così , tra un cucchiaio affondato nel latte e un altro, scrivo quattro righe.
Sono quasi le nove di mattina,
Dal mio balcone guardo la piazza sottostante già in fermento da un bel po'.
Niente a che vedere con la calma di agosto. Sono appena ricominciate le scuole, nel palazzo a fianco al mio c'è un cantiere all'opera e le macchine sfrecciano in un carosello vorticoso intorno al santo del quartiere.
Talvolta a guardarle mi gira la testa.
Nonostante questi forti rumori, mi arriva sottile il vociare della gente e il rumore delle tazzine del bar, il bar dove il quale lavoro, per l'appunto sotto casa mia.
Ogni tanto si sente qualche bambino piangere o urlare all'indirizzo della mamma.
Il mio cane è seduto davanti a me è osserva attento tutta la scena, pronta a ringhiare alla vista di altri cani.
Tornado, il mio pappagallo, di tanto in tanto emette un suono gutturale, tanto per esprimere la sua presenza.
Ho le tende tirate giù per il sole,ma riesco a intravedere le rondini che ogni tanto svolazzano vicino al nido nel balcone di un vicinato
Il rumore del clacson delle auto in doppia fila disturba un'apparente quiete, quella che si può definire quiete di un 
giorno di settembre di periferia.
 C'e il sole, ma quest'anno il tempo e'stato continuamente incostante, per cui non è prevedibile come si evolverà la giornata.
Spesso penso che somiglia un po' al mio umore, un attimo in cielo, un attimo a terra.
Probabilmente sono un inguaribile pensatrice, combattuta tra sogni e rimpianti, e forse per questo incapace di vivere a pieno il presente, se non per momenti sporadici.
Sarà anche pre questo che amo scrivere, e fotografare per immortalare sensazioni , emozioni, istanti, per poi rendermi conto però , che ho lasciato andare davvero l'istante.
E sarà per lo stesso motivo che vivo all'ombra di un onnipresente malinconia, legata un po' alla nostalgia del tempo che passa e al rammarico dei sogni sfumati.
Mi trovo a gioire del poco che ho, ma non riesco a goderne a pieno, sempre sull'orlo di un'insoddisfazione inconsolabile e indefinibile.
Il tempo che passa inesorabile lascia spazio al rammarico di una rinascita che non esiste, dei sogni fuggiti e dell'impotenza di poterne afferrare quello che resta per permetterti di realizzarli ancora.
Faccio i conti col destino e con le scelte, metto sulla bilancia il tutto e sento sempre che manca al peso qualcosa di me, di me dentro.
Su un libro letto di recente c'era una splendida frase:
" i pensieri più veri non si mettono mai per iscritto, ma restano per sempre stampati nel cuore" ;
Niente di più vero.
Allora mi capita spesso, che l'emozioni più forti, le sensazioni, le riflessioni, legate a un banale episodio, ad un incontro, a un viaggio o alla pura routine restano lì sospese, vorticano appese a mille parole che saprei dire e ci vorrebbe
un foglio istantaneo per buttarle giù al momento, ma non basterebbe tutto il libro della vita.
Comincio a credere che ognuno di noi vive due esistenze diverse: la prima e'la lotta di tutti i giorni, quella frenetica di oggi che non ti da tempo di fermarti, che corre imperterrita e indifferente al cambiamento di tutto, che non ti lascia scampo e respiro, che non ci accorgiamo nemmeno di vivere, che abbiamo già vissuto.
La seconda e' quella lenta del rintocco dei pensieri, dell'emozioni e dei sogni, dei desideri, dell'emotività più o meno associata all'attimo che stiamo vivendo.
A volte così euforica, altre così malinconica ..

E poi credo che ognuno di noi, ha un posto per se speciale, un posto dove ha bisogno di ritrovarsi, di accorgersi che sta vivendo perché lo percepisce accorgendosi del proprio respiro.
Può essere un posto qualunque, un posto dove sei vivo e in pace persino stando solo, dove anche i problemi più grandi possono sfiorarti ferendoti meno, un posto dal quale fai sempre fatica ad andare via, dove la prima esistenza riesce a fondersi con la seconda per darti lo spazio giusto per accorgerti di essere, di esistere, dove senti di contare pur essendo nulla.
Un posto che sta fuori di te e al contempo lo senti in fondo al cuore, un posto dove puoi dire di essere nel tuo elemento affine e in pace con te stesso e con il resto del mondo.
Quel posto per me è il mare.
Come pulcinella mi trovo a scherzare di in sogno nel cassetto, una casa sulla scogliera, ma mi basterebbe un faro, l'orizzonte, la natura, un tramonto, una piccola terrazzetta, per isolarmi un attimo in quel posto in cui ho bisogno di vivere a pieno e di respirare. E pulcinella lo so ... scherzando, scherzando, diceva la verità Ed io posso vederlo anche adesso,il mare, nel viaggio della mente e del cuore, esalo l'aria salmastra che mi riporta il ritmo che culla delle onde, e sento il mio respiro calmo che le accompagna.
Vibra il mio animo affine ai mutamenti delle maree,posso ascoltare la canzone dei gabbiani che stride accompagnando il canto dell'infrangersi sugli scogli.
Lo sento lambire le mie gambe e avvilupparmi in una carezza gentile e vogliosa, quasi fosse la carezza di un amante,così simile a me,

profondo e misterioso come l'oceano, in balia delle tempeste, desideroso di andare e tornare nel rifugio delle dune, ma non tornare mai uguale.
Pronto ad accogliere l'acqua incessante del fiume , come un sapere continuo e irresistibile , fino a conoscere l'esatta verità del ciclo della vita, che finalmente non conosce fine e mi fa sentire così piccola , eppure così felice di esistere.
Ma c"'è un momento per tutto.
L'incanto svanisce, lascia il posto a una nebbia che lenta si dissolve.
Davanti a me la tazza della colazione.
I cereale sono diventati una "pappetta" da lattante.
Mi costringerò a finirli, non amo gettare il mangiare.
Magari sono un'inguaribile romantica, forse,o è solo quest'ansia di vivere che mi da fatica di tornare in questa sola vita di tutti i giorni. Una fatica simile al panico, alla confusione che genero nella felicità di tutto il bene che ho, che forse è troppo per potersi contentare.
Spesso invidiamo chi ha più di noi.
Io invidio invece chi ha meno
e sa gioire di quella semplicità che abbiamo tutti un po' dimenticato; quella che un bambino conosce meglio di noi, ma stiamo distruggendo la loro gioia, troppa tecnologia, troppa televisione e troppe paure. Stamane nel mio balcone e' spuntata una nuova rosellina bianca , se riuscirò a stupire ancora della sua bellezza, forse sono salva. Patty

martedì 19 agosto 2014

QUESTA NOSTRA ITALIA

A volte , girando per il bel paese, ti vengono in mente tante di quelle cose, che a dover metterle su un foglio si rischia solo tanta confusione.

Sono infinite le sensazioni che si provano, le emozioni che suscitano i luoghi nuovi, o quelli dove si torna dopo tanto tempo.
Innummerevoli i paragoni con questo e quell’altro posto, e si vorrebbe poter vivere e oziare mille anni per poter vedere sempre più, per allargare le nostre conoscenze.
Diverso persino il modo di vivere una gita, a seconda dell’età o della compagnia, così che può succederti di vivere lo stesso identico luogo, ma con occhi diversi.

Per me, ormai in età adulta , e con gli occhi di appassionata fotografa, persino il mio quartiere, dove ormai mi sono invecchiata, mi sorprende sempre con qualcosa di nuovo, persino nella gente , nonostante vivo in una vecchia borgata di periferia, che ad oggi è divenuta quartiere, dato l’aumento della popolazione.

Così mi accade che continuo a stupirmi per una vecchia cabina telefonica, o per un parco giochi abbandonato, o per una semplice viuzza dimenticata.

continuo a stupirmi e a felicitarmi, per le bellezze del mio paese, trascurato e boicottato in favore di altre bellezze, sicuramente indiscutibili, ma delle quali il nostro paese non ha nulla da invidiare … solo che bisogna saper guardare, anzi saper vedere e soprattutto capire.

Perchè non basta scattare una bella foto e metterla su fb , per far crepare di invidia gli amici, bisogna vivere tutto questo con il cuore, appassionarci alla gente e alla storia del nostro popolo.Io che ben poco ho visto di questa nostra Italia, man mano che giro, sono sempre più convinta che davvero NULLA HO VISTO.

E più resto affascinata da un luogo nuovo, più penso a quanti ne restano, taluni più famosi, altri sconosciuti, che potrebbero ancor incantarmi e che tralascio..e quanto ancora mi stupirei del loro incanto.

Quest’anno, mi sono concessa tre viaggetti corti di piacere, in alcune delle località più belle del nostro paese.
Viaggi corti, da uno a tre giorni massimo, date le mie finanze e il tempo a mia disposizione, ma quanto basta per ‘staccare la spina’, come si suol dire.
Per una che ama il mare e la cultura, c’era da scegliere tra l’una destinazione e l’altra ,e visto che l’altr’anno sono andata un paio di giorni a Firenze, quindi è prevalsa la cultura, quest’anno la scelta va al mare.
E come un fulmine a ciel sereno mi è venuta in mente mia nonna, la madre di mio padre.

Dovete sapere che mia nonna era nativa di Gallipoli, nel Salento, in Puglia, la cosiddetta ,’Perla dello Ionio’.

Lei mi raccontava spesso del suo paese e di quanto fosse bello, ma se ne andò da ragazza in maniera molto rocambolesca con la famosa ‘fuijtina’ e che io rammenti non mi disse mai di esserci tornata, e oggi mia nonna non c’è più.
Accennava spesso al fatto , che essendo figlia di nobili, si era innamorata di un ragazzo universitario (mio nonno).
Questo le causò dei dissapori con la famiglia di origine , i quali la diseredarono, e questa probabilmente fu la causa del suo allontanamento definitivo dal suo mondo e la sua gente.
Ma io credo che il suo paese le mancasse moltissimo perché sento ancora i suoi sospiri, quando col suo accento inconfondibile, malgrado fosse a roma da una vita mi diceva : ’AH, è ‘BEDDA GALLIPOLI, è bedda’…
E i miei natali pugliesi non finiscono qui.
Mio nonno era di Foggia, e prima di trasferirsi a Roma ebbe i suoi tre figli, di cui mio padre nacque a Brindisi e mia zia a Lecce. Non rammento dove nacque l’altro mio zio, che non sento da una vita e non so nemmeno se sia vivo o morto, ma vive in Inghilterra.

Non ho mai compreso , in realtà, com’è, che nonostante i natali, né i miei nonni, ne a mio padre, fosse mai balenata l’idea di tornare, almeno una volta in quei posti, ne di farli conoscere a noi rispettivi figli e nipoti.
E ahimè, troppo tardiva è la mia domanda , dal momento che né i miei nonni , né i miei genitori sono più di questo mondo.

E non credo sia stato un fattore economico, se comunque i miei nonni non erano ricchi, ma comunque non vivevano di stenti. E mio padre, anche nei momenti peggiori è riuscito a concedersi più volte una vacanza , tra cui tra le mete la calabria, che non dista poi molto dalle pugile.

Così, preamboli a parte decido, quest’anno la meta sarà Gallipoli, più per la curiosità legata a mia nonna , che per il sentito dire delle sue bellezze.

E, ci ho lasciato il cuore.

Chissà, forse condizionata anche da questa mia storia, ma ne sono rimasta talmente affascinata e rapita , che spero di poterci tornare al più presto.

e più la vivevo, e più mi domandavo come abbia potuto mia nonna starne lontana.

E mentre calpestavo il suolo del centro storico, pensavo a lei, a chissà quante volte i suoi piedi avranno camminato , dove ora io camminavo e il rammarico più grande è quello di non poterglielo più raccontare. e respiravo l’aria, come inalassi profumi e sentori delle mie radici, quasi fossi stata io a nascerci.
Per chi come me è nuovo del luogo, il centro storico di Gallipoli si presenta come un isolotto sul mare, è impossibile accedervi in macchina e bisogna lasciarla al porto.
E’ collegata da un ponte con la parte nuova ed è bellissimo il contrasto tra il vecchio e il nuovo.
Il centro storico , è un dedalo di viuzze , tutte simili e strette tra loro, dove sembra facile perdersi come un vero labirinto, con le case tutte bianche e uguali. In realtà, invece, è impossibile perdersi, in quanto è tondo, tutto circondato dal mare , e ci si ritrova sia uscendo da un lato che dall’altro delle vie che portano al mare, fino a girarci intorno e ritrovare il punto di partenza.
La via principale è quella del duomo di S Agata, che parte dal piazzale del castello e si snoda sino alla parte opposta , nella quale confluiscono la maggior parte delle vie principali.
oltre lil duomo , molte chiese si distinguono per la loro bellezza e la loro antichità, in un luogo in cui il culto della religione è molto più sentito che da noi.
Ma la chiesa che più colpisce è quella della purità, dalla quale prende nome la spiaggia sottostante.
Fuori , di una semplicità ingannevole, dentro un vero e proprio spettacolo, da fare invidia al duomo.. piccola e incantevole, una delle più belle che io abbia mai visto.
Punto di mezzo tra il vecchio e il nuovo si staglia il castello, oggi tornato visitabile. Da dentro non è poi granché, ma vale la pena salirci , solo per lo spettacolo che regala la vista sul mare.
Sotto, il monumento del riccio, mollusco tipico del posto.
Di qui si accede anche al ponte che ci avvicina alla parte nuova e al porto.
E dalla piazza sul porto si snoda Corso Roma , una via lunghissima,con strade e marciapiedi larghi, l’equivalente della nostra via del corso.
Sono rimasta stupita, incantata dai marciapiedi lavorati, la pulizia del posto, i palazzi senza scritte che deturpano le facciate, i negozi grandi e moderni, più funzionali che a Roma, e avevo quasi voglia di piangere.
E non so se piangevo, colpita dalla bellezza del luogo, o dalla tristezza che mi lascia la mia città: dov’è finita Roma, La mia Roma , caput mundi?
Facevo questa considerazione, pensando a quanto bellissima fosse la mia città, ma quanto abbandonata a se stessa.
A quanto il nostro egoismo e il nostro’menefreghismo’ avesse contribuito a distruggere quanto di più bello e affascinante esistesse al mondo.
E a quanto poco o niente le amministrazioni attuali e precedenti avessero lasciato che il degrado prendesse il sopravvento, a tutti i vandali e a quelli tra di noi e dopo di noi non siamo riusciti a trasmettere l’importanza del saper vivere e conservare tutto ciò, che peccato!!!
E pure se faccio una considerazione, che è più facile far funzionare una famiglia piccola , che una grande, non mi basta a trovare un alibi a tutto lo scempio e il degrado che aumenta sempre più nella mia città e non solo in periferia.
Con questo non voglio dire che gli altri posti sono perfetti, anzi , sicuramente ogni luogo ha il suo scheletro nell’armadio, ma ciò non toglie, che le differenze saltano agli occhi, persino alle orecchie, quando parliamo della cortesia della gente del posto.
Magari io sto parlando della mia esperienza personale e per qualcun altro non sarà stato così, ma si sa che ogni cosa è soggettiva nella vita.
Ad esempio quest’anno mi è capitato anche di andare ad Orvieto. Ho sentito qualcuno dire che non è granché, bhè, a me è piaciuta moltissimo ed è un’altra meta nella quale non mi dispiacerebbe tornare.
Tornando a Gallipoli, potrei raccontarvi ancora del mare stupendo. le spiagge bianche, il sole rosso e grande, il venticello che non fa mai soffrire il caldo, nemmeno a quaranta gradi e dei servizi, della gente affabile e cortese e mille cose ancora, ma secondo me Gallipoli non è da raccontare , è da vivere.
Così per ora vi lascio, in considerazione che si avvicina un altro anno d’ inverno malinconico e di duro lavoro. Ma almeno, nei momenti più apatici penserò a questo bel paese che mi ha regalato dei momenti indimenticabili, persino nei profumi.
Dopo Gallipoli , le mie tappe sono state Alberobello, sempre in puglia, il paese dei trulli, e la costiera amalfitana, di cui Amalfi, Capri e Anacapri.
Delle quali parlerò in seguito, ma credo che a tutti sono note queste bellezze incantevoli, senza nemmeno il bisogno di andarci… però andarci è tutt’altra cosa.. ma armatevi di portafoglio a fisarmonica, difatti diventa una spesa fin troppo esigua starci più di due giorni.

Un salto ad Ostia antica, così vicina e così sottovalutata, quando invece nulla ha da invidiare alla famosa Pompei, e naturalmente Orvieto con il pozzo di San patrizio.Uno ancora, come l’altro anno a Nettuno, perché i ricordi della mia infanzia lì mi portano spesso.
Insomma , ho toccato tante realtà diverse, eppure tanto simili tra loro, patrimonio di questo nostro paese, che è un peccato lasciare andare così, quando dovrebbe essere il più ricco al mondo, solo per il turismo.. se solo riuscissimo a valorizzarlo come si deve.
E qui la colpa dei nostri politici e delle amministrazioni locali, che continuano a spendere e sperperare male gli introiti, ma anche la colpa di noi italiani che continuiamo a ignorare le nostre bellezze preferendo l’estero , così arricchendo gli altri posti. E colpa anche degli operatori turistici, che favoriscono le vacanze all’estero pubblicizzandole più dei nostri bellissimi posti e dei prezzi che in Italia sono diventati proibitivi.


Ma io sogno un utopia; un Italia di gente meno scaltra e imbrogliona, ma più pulita, onesta e attenta, un Italia dove si torna a dormire con le porte aperte quando fa caldo , e dove i fiori tornano ad adornare aiuole e ville senza essere calpestati e strappati… un Italia dove vivere non deve essere necessariamente lusso e tecnologia, ma un viale dove le luci funzionano e la mondezzai non ricopre più i marciapiedi, dove tutti si salutano, anche senza conoscersi e il prossimo rispetta e aiua l’altro , senza bisogno di essere chiamato patty

lunedì 28 aprile 2014

I PEZZI DI NOI

Ecco, ad esempio, non soproprio da dove cominciare.
Ebbene comincerò dallastoria.
Non la storia dei libri, maquella di ognuno di noi, non solo quella che ci portiamo dentro, ma quella checi racconta la nostra casa, i nostri oggetti, e i nostri affetti.
Quella che leggi nellefotografie, che fai rivivere nei vecchi filmati, che ascolti nelle voci dellepersone care e nella gente che attraversa il tuo cammino.
Comincia così, in un giornocome tanti …
succede che stai cercandoqualcosa, che ricordi aver messo via, che magari poteva servirti in seguito ecome al solito non la trovi più.
E all’improvviso ti rendiconto che per anni hai ‘ammucchiato’, messo da parte, collezionato chincaglierie,oggetti, foto, vestiti, borse e cappelli e più chi ne ha più ne metta… ti guardiintorno e realizzi che non hai più una casa, ma un magazzino.
Esorprendentemente la ragione ti dice che tante di quelle cose, sono pressocchèinutili e per anni sono state ad aspettare che tu le usassi o che solosemplicemente le guardassi , ingiallite dal tempo, arrugginite, spesso nemmenopiù utilizzabili E vi garantisco che di cosene ho gettate molte, davvero tantissime.
Non come si fa al solito,questo si e questo chissà.. ma solo questo lo butto e questo pure.
E mi sono fatta davverotanto male, se sono riuscita a gettare cose alle quali mai avrei pensato didover rinunciare, soprattutto quelle legate alle persone più care che non sonopiù con me.
E se sono al pc in questamattina, invece di continuare l’opera è solo perché sto cercando di salvare sucd e dvd tutti i vecchi filmati in vhs, che probabilmente tra un po’ non sareipiù in grado di riprodurre in video cassetta.
E perché tra vecchieaudiocassette ho ritrovato alcune voci, tra cui quella di mia madre e dellamadre di mio padre, delle quali posseggo alcuni filmati; già convertiti qualcheanno fa, che per l’epoca però erano muti, e quindi prima di gettarle via, sto cercandodi convertire per cd in modo da non perderle mai.
Perchè questi sono gli uniciveri ricordi che non bisognerebbe mai gettare, perché queste sono le vere coseche restano e ci parlano
delle persone care che cihanno lasciati.
E ringrazio mio padre peravere avuto la passione delle foto e dei video ( che tra l’altro mi hatrasmesso) .
Non fossestato per lui, oggi tutto questo sarebbe solo nel mio cuore, ma non potrei più viverlo se non con lamemoria della fantasia.
E poi ho convertito queifilmini, dove c’era mio marito e mio figlio molto piccolo.
E’ inimmaginabile eindescrivibile quante sensazioni insieme si riescono a provare quando t’immerginel passato.
Alterni momenti di gioia amomenti di infinita malinconia, il tutto contornato da una rabbia infinita dinon poter riavvolgere il tempo nella stessa identica maniera in cui lo fai conun film.
E al contempo ti interroghisulla vita.
Se quelle persone che staiguardando sono così vive e così vere, perché oggi non ci sono più?, Chissà sechi ti sta sorridendo da dentro un video non è solo un’ illusione, se sonoesistiti davvero o è tutto uno scherzo di Dio, perché nulla resta di loro, senon gli oggetti , le foto e un nastro su cui scorrono come fossero solo gliattori di una farsa.. perché?
E perché persino tu,potresti essere qualcun altro, qualcuno che stenti persino a riconoscere, eppuretutto questo lo hai vissuto,eppure domani anche tu sarai come non fossi maivissuta.
E allora,consapevole del mistero della vita e di quell’amaro che ti sale in gola,allunghi le mani , per poterle toccare, perché nell’istante che le rivedi seilì nel video con loro, e ti rendi conto che tutto l’amore non è mai andato, nonè mai sopito,
lo hai soltanto relegato inun angolo del cuore, per farti meno male e in questo momento sta esplodendo dentro e fuori di te , come quandostappi una bottiglia di champagne dopo averla agitata e cancella tutto quelloche hai intorno e ti brucia come la lava di un vulcano inarrestabile.
Salvo poi, affievolirsilentamente nella delusione, quando le dita sentono il freddo di un monitor chesa restituirti solo immagini.
Ma quello che più ticoinvolge paradossalmente sono le voci:
quelle ti entrano dentro eti scavano proprio, non ti lasciano scampo. Attraversano il cervello e titrapassano, fino a renderti sordo per tutto il resto che ti circonda, fino ascalfire ogni piccolo battito del cuore.
E allora riavvolgi il nastro,per riascoltarle, riascoltarle e ancora e ancora.
Questa è la nostra storia,questi siamo noi.
Non il ricordino preso aVenezia, non il souvenir del Louvre, o la conchiglia del mare.
Oggetti inanimati chespesso, senza nome, non ricordiamo neppure più dove li abbiamo acquistati.
E nemmeno quello che ci èstato regalato, può rendere giustizia a chi ci ha, e abbiamo amato.
Non servenemmeno un fiore al cimitero, se non per il rispetto, ma non è lì che sono lepersone care che abbiamo perduto, sono solo in noi, 
finchè le ameremo..e io diuna cosa certa, oggi più che mai,
oggi che ho gettato quasitutto, che non ho mai smesso di amarle e per questo non mi lasceranno mai.