Sono le 14,40. sono tornata dal San Camillo, per l'ennesimo controllo holter.
Il tempo si è oscurato.
C'è vento forte e promette uno di quei temporali estivi che fanno paura.
Nel frattempo passo in rassegna la mia mattinata.
Pochi giorni fa ho fatto una brutta caduta , con conseguente slogatura della caviglia.
Fortunatamente , stamane , la mia caviglia ha fatto la brava e a dire il vero mi ha dato più fastidio il polpaccio.
Stranamente, dopo un pò che cammino, il dolore si attenua, salvo quando scendo e salgo le scale.
Alla fine camminavo quasi spedita.
comunque, stamane , tornando a Monteverde, e prevedendo di camminare molto mi sono premunita di fasciarla adeguatamente e la fasciatura mi ha senz'altro aiutata.
All'andata il treno ci ha messo un bel pò ad arrivare, temevo per un altro sciopero. Invece mi sono sfilati davanti più treni nazionali, quali la Freccia Rossa, indice che c'era un pò di traffico ferroviario, confermato in seguito dall'altoparlante del treno regionale su cui viaggiavo.
Nonostante, sono arrivata a Ponte Bianco con più di un'ora d'anticipo rispetto al mio appuntamento.
di qui la mia decisione di avventurarmi per via Donna Olimpia, con l'intento di arrivare alla mia vecchia scuola elementare: la Giorgio Franceschi.
Siamo nel mese di giugno e le scuole sono ormai quasi chiuse, spero di trovare qualcuno. E' un pezzo che mi ripeto che mi piacerebbe avere notizie della mia cara maestra.
Impresa alquanto ardua , se penso che sono passati più di trent'anni e che già allora la mia maestra ne aveva 45. Ma io sono testarda di natura e tentar non nuoce, sempre confidando sulla disponibilità della scuola.
In più, con questa scusa, avrò l'occasione di entrare nella scuola e vedere quanto sia cambiata, fare un tuffo di overdose nel passato. Così
sono arrivata davanti alla scuola, trafelata ed emozionata.
Fuori c'erano alcune mamme, con dei bambini.
Davanti noto delle panchine, che ai miei tempi non c'erano, scoprirò in seguito che sono state messe lì nel 1998 ed io sto parlando degli anni 67-72.
A dire il vero non rammento nemmeno la fontanella.
Salgo le scale, mi volto a metà gradini. guardo verso le mamme.
Quante volte, all'uscita della scuola, il mio sguardo si attardava alla ricerca della mia, in mezzo a un mare di teste e di mani alzate.
Quanto grande e infinita mi sembrava questa scalinata, che mi divideva da lei. Oggi mi accorgo che non sono che pochi gradini.
Eccitata entro nell'atrio luminoso, come lo ricordavo, grazie alla luce che penetra dal cortile interno.
Sulla destra c'è una guardiola, dove un custode anziano è impegnato al telefono.
Attendo per non disturbare. E nel frattempo i miei occhi ne approfittano per rubare più particolari possibili e cercare di associarli ai miei ricordi.
Nel cortile ci sono più girotondi, di bambine fantasma che giocano nei loro grembiulini bianchi, dai fiocchi azzurri grandi e inamidati.
Le vedo girare intorno, mano nella mano, intonando vecchi ritornelli.
E sento una mano grande, prendere la mia, timorosa e sudata,nel primo giorno di scuola. Io, bambina timida che per la prima volta mia affaccio al cammino della vita , lontana dalla mia mamma e dalle mie cose.
E' la mano della mia maestra, io non la conosco ancora, ma lei mi sorride e m'infonde coraggio, in lei ripongo oggi il mio futuro.
Mi riscuoto dai ricordi e l'incanto svanisce.
il cortile è sempre lì, pressocchè uguale, persino nelle voci dei bambini che mi arrivano, non fosse per una sorta di scala immensa di colore rosso, credo in ferro battuto, che è come un colpo a un occhio
forse è stata costruita per una questione di sicurezza, forse c'è sempre stata e io non la ricordo, magari era di un colore più neutro e non dava così vistosamente agli occhi, insomma decisamente di cattivo gusto.
distolgo lo sguardo e frugo altrove.
di fronte a me , accanto alla guardiola, c'è un mezzo busto in bronzo.
Scusate la mia ignoranza se vi dico che non rammento chi sia , anche se indubbiamente non può che essere l'intestatario della scuola.
sicuramente a suo tempo la mia maestra non avrà mancato di ragguagliarci in suo merito, ma oggi non ho la più pallida idea di chi sia e forse un pò me ne vergogno.
A fianco della guardiola ci sono 10 gradini.
s'intravede un corridoio che gira e una prima aula, forse adibita a segreteria.
Magari tra un pò salirò quei gradini e m'immergerò nel mio passato,
il corridoio, le classi, il profumo dei banchi, la polvere del gesso, come se di botto trent'anni non fossero mai trascorsi.
Dall'altra parte dell'atrio c'è una grande vetrata chiusa.
Ne rammento,e ne comprendo a pieno ciò che vedo attraverso .
Forse sono in corso dei lavori. Il custode riaggancia la cornetta e m'interpella;
mi scuso e gli spiego in poche parole il motivo della visita.
Con grande costernazione sfuma la mia speranza di procedere oltre.
Nella scuola non c'è più nessuno, devo andare alla De Andrè , una scuola che è vicino la circoscrizione di zona.
Ora la Giorgio Franceschi è accorpata a quell'istituto e tutto dipende da lì.
Delusa, faccio fatica a tornare sui miei passi
Scendo le scale e mi avvicino alle mamme che sono ancora la fuori parlando tra loro. La mia non c'è più, sento l'amaro in bocca.
Domando della circoscrizione, ho ancora un pò di tempo, posso tentare.
Ci metto un pò a trovarla, in realtà non è vicinissima, sono tentata quasi di desistere.Alla fine arrivo davanti a un edificio a più piani , collegati tra loro da scale esterne, è un edificio in muratura rossa,semicircolare, con delle grandi vetrate.
Vedo che stanno eseguendo ancora dei lavori, è quasi nuovo, tanto è vero che tanti a cui ho chiesto nemmeno la conoscevano.
ci ho messo un pò a trovare l'entrata.
fuori c'è un altro custode, più giovane dell'altro , intento a spazzare fuori dal cortile.
mi informa che la segreteria apre alle 11, essendo ormai periodo estivo.
sono disperata, alle 11,30 devo essere dall'altra parte del quartiere, non posso attendere.
Tanta strada per nulla. Dalla mia espressione deve aver percepito la mia delusione, gli espongo il mio problema.
Deve essersi mosso a compassione perchè mi indica una porta, appena dopo l'entrata, dicendomi che in quell'aula c'è del personale proprio della 'Giorgio Franceschi' .. mi invita a provare a chiedere a loro.
Lo ringrazio e non mi faccio attendere. Animata da una nuova speranza, busso con delicatezza alla porta.
Vengo invitata ad entrare.
E' un aula grande. dietro le scrivanie ci sono due signore, all'incirca della mia età, intente sui rispettivi computer.
Di nuovo mi scuso ed esplico lo scopo della mia visita.
Come sospettavo, essendo passato troppo tempo, il nome della mia maestra non dice nulla ad entrambe.
Mi pento di non aver portato con me nemmeno un referto, che dire una vecchia pagella che magari potesse far risalire al periodo.
Una di loro mi spiega che purtroppo, non essendo ancora in uso i pc in quei tempi, tutto ciò che resta riguarda degli archivi cartacei, che molto probabilmente, se non sono andati distrutti , saranno al provveditorato degli studi o in qualche archivio del comune, e che molto difficilmente per una questione di privacy sarebbero disposti a divulgare qualsiasi informazione.
Ciononostante si rivela una persona molto cortese e fa un tentativo chiamando una delle maestre più anziane di sua conoscenza, ma anche stavolta un buco nell'acqua .
E sì che trent'anni e passa sono davvero tanti !!! in realtà non saprei nemmeno se è morta o viva.
alla fine la signora prende i miei dati, si segna il periodo in cui ho frequentato la scuola, il nome della mia maestra e il mio numero di telefono. Mi promette di chiamarmi se venisse fuori qualcosa, sempre che la persona dall'altra parte sia conseziente naturalmente al contatto.
Soddisfatta per la gentilezza riservatami e un pò meno per l'esito sortito, esco dalla scuola e torno da dove sono venuta.
Adesso pensiamo a me, e a questo benedetto holter che devo rimettere per l'ennesima volta.
Per il resto non mi resta che sperare, o cercare altre strade, ma non ho idea, forse la ritroverò soltanto nei miei ricordi.
A me piace immaginarla ancora viva, vecchietta e sapiente, dietro a due lenti spesse,che in un momento di nostalgia, sfoglia un album di foto che la ritraggono con le sue classi.
Voglio illudermi, che in mezzo a tanti visi, a un tratto si soffermi su una pagina, punti il dito , e con un sospiro dica tra se: "questa me la ricordo ..Patrizia"
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