PICCOLA PETER PAN
MAI SMETTERE...DI GIOCARE
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giovedì 17 settembre 2015
LA NOSTALGIA E LA SPERANZA
Vi è mai capitato di domandarvi come sarebbe stato vivere in un’altra epoca? Vi è mai successo di spaziare con la mente e cercare d’ immaginare il futuro? A me si, innumerevoli volte. Complice la mia innata curiosità , la mia passione per la fotografia e la mia irrequieta nostalgia che sovente mi viene a trovare.
A cavallo di mezza età sono con un piede proiettata indietro e con uno in avanti.
Solo che il futuro, per quanto vogliamo immaginare, è incertezza e se chiudiamo gli occhi , pensando al passato, ci accorgiamo che la gente e le cose cambiano talmente in fretta che nemmeno fossimo geni o profeti potremmo stabilire che sarà del mondo , dei nostri figli, delle nostre case, delle nostre città , della nostra vita stessa… senza finire mai d’imparare e di stupirci.
E intanto viviamo il presente, che manco a nominarlo è già stato, bella fregatura il tempo, chissà perché L’uomo lo ha inventato… e se dieci anni fa fosse solo ieri?
Però, ad essere sincera è il passato che mi affascina , forse perché sono un inguaribile nostalgica, forse perché ciò che è stato non può più spaventare, né recare sorprese. O Forse perché le mie radici hanno sempre avuto più forza delle mie ali. Magari è per questo che amo camminare , ma l’aereo mi fa male. Ed è lo stesso motivo per cui ho sempre amato più la storia che le scienze, lo stesso per cui dubito dell”ignoto.
E allora quale meraviglia se spesso non mi accontento solo di vedere, ma mi tormenta il sapere. Ad esempio, se visito un luogo, voglio sapere la sua storia e spesso cerco d’ immedesimarmi nel cammino del tempo , per viverla appieno.Ma non quella che raccontano i libri.
Vorrei vivere quella che racconta la gente, i muri, le pietre, le locande…
E “ molto difficile descrivere la sensazione che provo, ad esempio, tutte le volte che mi reco in Trastevere.
Naturalmente qui ci sono le mie radici , e quindi la mia storia, ragion per cui ancor più maggiormente la mia sete di sapere, di conoscere, di capire.. non è mai sazia.
Mi arrovello così sui racconti di mia nonna, cercando di afferrare quel filo sottile e invisibile, ma così tenace che possa catapultarmi in quel passato mai vissuto, ma che mi affascina e tutto sommato mi appartiene.
E a taluni può sembrare stupido, ch’io mi emozioni, solo nel calpestare quei viottoli ,sentendomi all’improvviso lei, cercando ovunque gli occhi di mia madre fanciulla sui gradini di una chiesa, le note di una chitarra davanti a una trattoria che non esiste più.
Non c”è bisogno degli occhi e della mente perché tutto appaia così nitido e vero ,basta il cuore.
E mi spiace che oggi entrambe non siano più, che avrei molte più domande da fare e più tempo e voglia di ascoltare, che è proprio vero che quando si cresce ,purtroppo è sempre tardi.
E mi perdo tra i vicoli , nelle piazze, nei ricordi e nella fantasia.
I miei avi e tutta la gente nei tempi dei tempi si affaccia come i fantasmi delle foto in movimento,ricordandomi che erano , tutto si trasforma, regalandomi il mio mondo di bambina, immaginando anche quello prima di me, quando tu mamma eri bambina.
Sento i nostri passi sull’asfalto, il vociare nelle osterie, nonna che ti chiama e tu corri avanti a me, col tuo vestito a fiori stretto in vita, i capelli al vento e il sorriso tra le labbra, testimone di un mondo più semplice del mio, ma senz’altro più felice
Provo, ad ascoltare il vostro cuore che batte, a sentire i vostri pensieri, a vivere le vostre emozioni , a guardarla , Trastevere, con i vostri occhi, a viverla , a carpire i suoni e gli odori del vostro mondo,ma che ne è di tutto ciò che va e piu non torna, delle nostre gioie e dei nostri affanni. Voi non siete più come più non è la casa della mia infanzia, ormai demolita, il tempo si è portato via anche lei. Allora non è vero che le cose restano, piano , anche loro scompaiono.
Però restano le vie, le strade, i muri, le pietre, resta il Gianicolo, che possente incombe sui ricordi e sui rimpianti di non poter vivere almeno un attimo nei dieci anni di mia madre, nei passi di mia nonna, in una foto dei miei bisnonni che gia anziani affacciati alla finestra, aspettavano chissà quale sera, quale ritorno.
Sono andata in cerca di vecchie foto. Trastevere è un rione famoso di Roma e ho la fortuna che una parte delle mie radici appartengono a questo luogo, così ne ho trovate a iosa. Le sfoglio incuriosita, cercando tra i luoghi un segno della mia storia, e come la mia vecchia casa, molti luoghi non sono più, molti ancora si.
E mi lascio trasportare, in un turbine di ricordi, confondendo il reale con l’ immaginazione, il passato con il presente.
Sarebbe bello,se anche solo un momento, potessimo cancellare il tempo, annullare le distanze, rendere tutto così concreto e tangibile, vivere passato e presente insieme.
E infine si torna da quel viaggio, un po sognanti e un po disillusi.
Anche il mio tempo un giorno sarà un ricordo, ecco perché non amo il futuro. Ma la vita è bella anche per questo, e tutto non avrà mai fine finché ci sarà un cuore che ricorda.
A cavallo di mezza età sono con un piede proiettata indietro e con uno in avanti.
Solo che il futuro, per quanto vogliamo immaginare, è incertezza e se chiudiamo gli occhi , pensando al passato, ci accorgiamo che la gente e le cose cambiano talmente in fretta che nemmeno fossimo geni o profeti potremmo stabilire che sarà del mondo , dei nostri figli, delle nostre case, delle nostre città , della nostra vita stessa… senza finire mai d’imparare e di stupirci.
E intanto viviamo il presente, che manco a nominarlo è già stato, bella fregatura il tempo, chissà perché L’uomo lo ha inventato… e se dieci anni fa fosse solo ieri?
Però, ad essere sincera è il passato che mi affascina , forse perché sono un inguaribile nostalgica, forse perché ciò che è stato non può più spaventare, né recare sorprese. O Forse perché le mie radici hanno sempre avuto più forza delle mie ali. Magari è per questo che amo camminare , ma l’aereo mi fa male. Ed è lo stesso motivo per cui ho sempre amato più la storia che le scienze, lo stesso per cui dubito dell”ignoto.
E allora quale meraviglia se spesso non mi accontento solo di vedere, ma mi tormenta il sapere. Ad esempio, se visito un luogo, voglio sapere la sua storia e spesso cerco d’ immedesimarmi nel cammino del tempo , per viverla appieno.Ma non quella che raccontano i libri.
Vorrei vivere quella che racconta la gente, i muri, le pietre, le locande…
E “ molto difficile descrivere la sensazione che provo, ad esempio, tutte le volte che mi reco in Trastevere.
Naturalmente qui ci sono le mie radici , e quindi la mia storia, ragion per cui ancor più maggiormente la mia sete di sapere, di conoscere, di capire.. non è mai sazia.
Mi arrovello così sui racconti di mia nonna, cercando di afferrare quel filo sottile e invisibile, ma così tenace che possa catapultarmi in quel passato mai vissuto, ma che mi affascina e tutto sommato mi appartiene.
E a taluni può sembrare stupido, ch’io mi emozioni, solo nel calpestare quei viottoli ,sentendomi all’improvviso lei, cercando ovunque gli occhi di mia madre fanciulla sui gradini di una chiesa, le note di una chitarra davanti a una trattoria che non esiste più.
Non c”è bisogno degli occhi e della mente perché tutto appaia così nitido e vero ,basta il cuore.
E mi spiace che oggi entrambe non siano più, che avrei molte più domande da fare e più tempo e voglia di ascoltare, che è proprio vero che quando si cresce ,purtroppo è sempre tardi.
E mi perdo tra i vicoli , nelle piazze, nei ricordi e nella fantasia.
I miei avi e tutta la gente nei tempi dei tempi si affaccia come i fantasmi delle foto in movimento,ricordandomi che erano , tutto si trasforma, regalandomi il mio mondo di bambina, immaginando anche quello prima di me, quando tu mamma eri bambina.
Sento i nostri passi sull’asfalto, il vociare nelle osterie, nonna che ti chiama e tu corri avanti a me, col tuo vestito a fiori stretto in vita, i capelli al vento e il sorriso tra le labbra, testimone di un mondo più semplice del mio, ma senz’altro più felice
Provo, ad ascoltare il vostro cuore che batte, a sentire i vostri pensieri, a vivere le vostre emozioni , a guardarla , Trastevere, con i vostri occhi, a viverla , a carpire i suoni e gli odori del vostro mondo,ma che ne è di tutto ciò che va e piu non torna, delle nostre gioie e dei nostri affanni. Voi non siete più come più non è la casa della mia infanzia, ormai demolita, il tempo si è portato via anche lei. Allora non è vero che le cose restano, piano , anche loro scompaiono.
Però restano le vie, le strade, i muri, le pietre, resta il Gianicolo, che possente incombe sui ricordi e sui rimpianti di non poter vivere almeno un attimo nei dieci anni di mia madre, nei passi di mia nonna, in una foto dei miei bisnonni che gia anziani affacciati alla finestra, aspettavano chissà quale sera, quale ritorno.
Sono andata in cerca di vecchie foto. Trastevere è un rione famoso di Roma e ho la fortuna che una parte delle mie radici appartengono a questo luogo, così ne ho trovate a iosa. Le sfoglio incuriosita, cercando tra i luoghi un segno della mia storia, e come la mia vecchia casa, molti luoghi non sono più, molti ancora si.
E mi lascio trasportare, in un turbine di ricordi, confondendo il reale con l’ immaginazione, il passato con il presente.
Sarebbe bello,se anche solo un momento, potessimo cancellare il tempo, annullare le distanze, rendere tutto così concreto e tangibile, vivere passato e presente insieme.
E infine si torna da quel viaggio, un po sognanti e un po disillusi.
Anche il mio tempo un giorno sarà un ricordo, ecco perché non amo il futuro. Ma la vita è bella anche per questo, e tutto non avrà mai fine finché ci sarà un cuore che ricorda.
giovedì 10 settembre 2015
lunedì 24 agosto 2015
DEDICA ROMANA ( a nonna mia)
Passeggiando pe'r quartiere a'ndo so nata,
io me sento sempre un pò emozionata.
E si che è 'n quartiere rinomato
che tanti poeti illustri ci ha lasciato.
e puro si nun è come 'na vorta
Trastevere l'onor de Roma ancora porta.
Così, camminando pe 'na via,
me torni in mente te, nonnetta mia,
che c'eri nata e che me raccontavi
de tutto quanto quello che facevi.
tant'è che oggi, nu me serve da chiede
potrei conosce piazze,chiese e pietre.
E quanno m'appare quella piazza
che c'ha quer nome tanto nominato,
me torna come un flash ner costato
come facessi un sarto ner passato;
se chiama PIAZZA SAN COSIMAT0
e come a un cane, me se risverglia un fiuto
ce fossi te nonnetta, ad esseme d'aiuto!!
ched'è st'odor che m'è salito,?
che, sto ricordo un pò sopito,
che tuttì'an tratto me lascia sgomentato?
Senza sapello giro pe' na via,
GIACOMO VENEZIAN, l'insegna porta,
ma qui ce stava la casetta mia!!
Sotto ar GIANICOLO, a tiro de cannone,
quer lampo de 'n'aiola co ' n cancello
c'aveo solo tre anni e questo è er bello,
der ricordo d'un poro topolino
che sotto a li carzoni a mi fratello
lo fece core come un lancio de martello.
Ma quella casa oggi 'n ce sta più
me lo dicesti tu nonna: ''L'hanno demolita' ''
eppure io continuo a guarda su,
verso le mura come inebedita.
Quanto vorei ce stassi ancora tu
pe raccontatte com'è cambiata a vita,
ma forse ce sei, me guardi da lassù
e te sei accorta che me sò invecchiata,
che me sento un pò, com'eri tu,
quasi se in me, tu te fossi rincarnata.
Però me resta dentro quarcosa che un me spiego,
che so 'na rabbia, na frustazione,
de nun potè torna un pezzetto indietro
pe' raccontattela tutta st'emozione.
Cos' te pio pe mano cor pensiero
e te riporto co' me ndo semo nate,
fa piano nonna , nun coremo
a core c'ha pensato er tempo , che c'ha buggerate
la tua Patrizia
giovedì 12 febbraio 2015
UN GIOVEDI' GRASSO
IL sole riflette sulla facciata di un palazzo di fronte.
Attraverso il vetro il suo colore è quasi rosso. Un rosso freddo di un tramonto d’inverno, quasi arancio, quasi giallo.
Oggi la giornata è stata quasi primaverile, ma già vedo nuvole grigie addensarsi alle spalle di quel riflesso,e auspico che il tempo regga, per domani.
Domani riposo, intanto mi rilasso al pc e scarico canzoni dell’ultimo Sanremo.
Quest’anno le canzoni sono tutte carine.
Come tutti gl’inverni la fa da padrona l’apatia.
ti accade di non percepire i sensi di quello che cerchi e che davvero vorresti.
Senti il tempo calarti sugli arti e sulla fantasia . come un velo impietoso che lentamente copre ricordi e pensieri, e come una mano calata sul cuore opprime i tuoi sentimenti , rendendoti sempre più cieco e sordo alla vita.
E ti senti più vecchio e più solo, anzi lo sei.
E te ne accorgi quando la bilancia dei pensieri pende sui ricordi , invece che sul domani.
E in un giorno come oggi t’inventi una maschera nuova, quella per un giorno solo, invece che per la vita, visto che è carnevale, visto che ancora ti resta un po' per giocare ed esorcizzare la paura di questo domani che si accorcia.
Che man mano i sogni si spengono, come fiammelle sull’altare dei desideri che si esauriscono, spesso inesauditi.
E non è per forza tristezza abbracciare la realtà, anche se può essere cruda.
Per fortuna c’è un Dio , e su questo tramonto che scende scrive la sua favola , ricordandoci di gioire già solo per il fatto stesso di esserci, per il quadro stupendo che ci regala ogni giorno questo cielo, per tutti i nostri affetti e per tutte le piccole cose. che sono quelle che davvero contano alla fine. Perché un sorriso diventa eternità, una stretta di mano calore, e l’ansia di un giorno nuovo è sempre un’opportunità e una conquista, un regalo.
Allora lascio a questo foglio la mia malinconia, rifletto su tutte le volte che la mia mente apre una pagina nuova, scrivendo pensieri che si affollano , fantasticando di sgombrare la mente, parlando a qualcuno che non è che me stessa. Quei racconti che leggi solo tu, e che se non metti per iscritto , sono già dimenticati appena formulati.
Aneddoti quotidiani, semplici, che fanno la tua vita.che ti regalano sensazioni ed emozioni a seconda dell’umore .
Come guardare un bambino correre dietro a un palloncino che vola, può sembrare deluso e affascinato al contempo.
Ed ecco che amo la vita, anche nei momenti più cupi e più pigri, anche quando ti volta le spalle e ti fa piangere.
Amo la mia casa, vecchia e sempre in disordine, che proprio per questo sa raccontare e parlare di me più di quanto faccia il mio diario.
E amo guardare la piazza dal mio balcone, carosello di macchine e genti che non mi fanno mai sentire sola.
Le luci dei negozi quando scende sera, la gente frettolosa che si stringe nei cappotti mentre attraversa, le voci che mi giungono attutite dietro i vetri , che mi fanno compagnia.
E l’alba che si affaccia dietro quell’unico albero grande che padroneggia, mentre alle sue spalle si dirada la foschia, scoprendo le cime, spolverate di neve, che prepotenti incombono sulle case che da lontano e al confronto sembrano le case di un presepe , tanto sono piccole.
Mi piace guardare le stagioni , attraverso la luce che cambia, quando il sole muta le sue abitudini.
E mi affascina la luna , con il suo faccione sornione e rubicondo , che gioca a nascondino tra le nubi,quando come un biscotto addentato mi cela una parte di se e quando sembra una gondola sospesa nel cielo …
E vivo nell’attesa perenne di un’altra estate, che risveglia i miei sensi addormentati, nella fissità di uno sguardo che abbraccia l’orizzonte, mentre la carezza del mare lambisce le mie gambe. il mare così misterioso e grande, capace di contenere tutti i segreti del mondo. Il mare così calmo, o così tempestoso , che muta come il mio umore , il mare nel quale mi rifletto, come se per ogni onda che torna e va , recasse con se tutti i miei pensieri e tutti i miei guai, lasciandomi soltanto un grande vuoto,ma un senso di pace infinito..infinito come l’orizzonte ……
patty
martedì 16 settembre 2014
Riflettendo
Oggi lavoro di pomeriggio, cosa che odio.
Sono uscita presto comunque,decisa a comprarmi un pacco di cereali per colazione.
Mi fa male il latte, ma due o tre volte l'anno "sgarro" e mi piace gustarmi una tazza di latte in pace.
Lavoro in un bar pasticceria e paradossalmente la mia colazione e' vissuta sempre in corsa.
Così , tra un cucchiaio affondato nel latte e un altro, scrivo quattro righe.
Sono quasi le nove di mattina,
Dal mio balcone guardo la piazza sottostante già in fermento da un bel po'.
Niente a che vedere con la calma di agosto. Sono appena ricominciate le scuole, nel palazzo a fianco al mio c'è un cantiere all'opera e le macchine sfrecciano in un carosello vorticoso intorno al santo del quartiere.
Talvolta a guardarle mi gira la testa.
Nonostante questi forti rumori, mi arriva sottile il vociare della gente e il rumore delle tazzine del bar, il bar dove il quale lavoro, per l'appunto sotto casa mia.
Ogni tanto si sente qualche bambino piangere o urlare all'indirizzo della mamma.
Il mio cane è seduto davanti a me è osserva attento tutta la scena, pronta a ringhiare alla vista di altri cani.
Tornado, il mio pappagallo, di tanto in tanto emette un suono gutturale, tanto per esprimere la sua presenza.
Ho le tende tirate giù per il sole,ma riesco a intravedere le rondini che ogni tanto svolazzano vicino al nido nel balcone di un vicinato
Il rumore del clacson delle auto in doppia fila disturba un'apparente quiete, quella che si può definire quiete di un giorno di settembre di periferia.
Sono uscita presto comunque,decisa a comprarmi un pacco di cereali per colazione.
Mi fa male il latte, ma due o tre volte l'anno "sgarro" e mi piace gustarmi una tazza di latte in pace.
Lavoro in un bar pasticceria e paradossalmente la mia colazione e' vissuta sempre in corsa.
Così , tra un cucchiaio affondato nel latte e un altro, scrivo quattro righe.
Sono quasi le nove di mattina,
Dal mio balcone guardo la piazza sottostante già in fermento da un bel po'.
Niente a che vedere con la calma di agosto. Sono appena ricominciate le scuole, nel palazzo a fianco al mio c'è un cantiere all'opera e le macchine sfrecciano in un carosello vorticoso intorno al santo del quartiere.
Talvolta a guardarle mi gira la testa.
Nonostante questi forti rumori, mi arriva sottile il vociare della gente e il rumore delle tazzine del bar, il bar dove il quale lavoro, per l'appunto sotto casa mia.
Ogni tanto si sente qualche bambino piangere o urlare all'indirizzo della mamma.
Il mio cane è seduto davanti a me è osserva attento tutta la scena, pronta a ringhiare alla vista di altri cani.
Tornado, il mio pappagallo, di tanto in tanto emette un suono gutturale, tanto per esprimere la sua presenza.
Ho le tende tirate giù per il sole,ma riesco a intravedere le rondini che ogni tanto svolazzano vicino al nido nel balcone di un vicinato
Il rumore del clacson delle auto in doppia fila disturba un'apparente quiete, quella che si può definire quiete di un giorno di settembre di periferia.
C'e il sole, ma quest'anno il tempo e'stato continuamente
incostante, per cui non è prevedibile come si evolverà la
giornata.
Spesso penso che somiglia un po' al mio umore, un attimo
in cielo, un attimo a terra.
Probabilmente sono un inguaribile pensatrice, combattuta tra sogni e rimpianti, e forse per questo incapace di vivere a pieno il presente, se non per momenti sporadici.
Sarà anche pre questo che amo scrivere, e fotografare per immortalare sensazioni , emozioni, istanti, per poi rendermi conto però , che ho lasciato andare davvero l'istante.
E sarà per lo stesso motivo che vivo all'ombra di un onnipresente malinconia, legata un po' alla nostalgia del tempo che passa e al rammarico dei sogni sfumati.
Mi trovo a gioire del poco che ho, ma non riesco a goderne a pieno, sempre sull'orlo di un'insoddisfazione inconsolabile e indefinibile.
Il tempo che passa inesorabile lascia spazio al rammarico di una rinascita che non esiste, dei sogni fuggiti e dell'impotenza di poterne afferrare quello che resta per permetterti di realizzarli ancora.
Faccio i conti col destino e con le scelte, metto sulla bilancia il tutto e sento sempre che manca al peso qualcosa di me, di me dentro.
Su un libro letto di recente c'era una splendida frase:
" i pensieri più veri non si mettono mai per iscritto, ma restano per sempre stampati nel cuore" ;
Niente di più vero.
Allora mi capita spesso, che l'emozioni più forti, le sensazioni, le riflessioni, legate a un banale episodio, ad un incontro, a un viaggio o alla pura routine restano lì sospese, vorticano appese a mille parole che saprei dire e ci vorrebbeun foglio istantaneo per buttarle giù al momento, ma non basterebbe tutto il libro della vita.
Come pulcinella mi trovo a scherzare di in sogno nel
cassetto, una casa sulla scogliera, ma mi basterebbe un
faro, l'orizzonte, la natura, un tramonto, una piccola
terrazzetta, per isolarmi un attimo in quel posto in cui ho
bisogno di vivere a pieno e di respirare. E pulcinella lo so ...
scherzando, scherzando, diceva la verità Ed io posso vederlo anche adesso,il mare, nel viaggio della
mente e del cuore, esalo l'aria salmastra che mi riporta il
ritmo che culla delle onde, e sento il mio respiro calmo che
le accompagna.
Probabilmente sono un inguaribile pensatrice, combattuta tra sogni e rimpianti, e forse per questo incapace di vivere a pieno il presente, se non per momenti sporadici.
Sarà anche pre questo che amo scrivere, e fotografare per immortalare sensazioni , emozioni, istanti, per poi rendermi conto però , che ho lasciato andare davvero l'istante.
E sarà per lo stesso motivo che vivo all'ombra di un onnipresente malinconia, legata un po' alla nostalgia del tempo che passa e al rammarico dei sogni sfumati.
Mi trovo a gioire del poco che ho, ma non riesco a goderne a pieno, sempre sull'orlo di un'insoddisfazione inconsolabile e indefinibile.
Il tempo che passa inesorabile lascia spazio al rammarico di una rinascita che non esiste, dei sogni fuggiti e dell'impotenza di poterne afferrare quello che resta per permetterti di realizzarli ancora.
Faccio i conti col destino e con le scelte, metto sulla bilancia il tutto e sento sempre che manca al peso qualcosa di me, di me dentro.
Su un libro letto di recente c'era una splendida frase:
" i pensieri più veri non si mettono mai per iscritto, ma restano per sempre stampati nel cuore" ;
Niente di più vero.
Allora mi capita spesso, che l'emozioni più forti, le sensazioni, le riflessioni, legate a un banale episodio, ad un incontro, a un viaggio o alla pura routine restano lì sospese, vorticano appese a mille parole che saprei dire e ci vorrebbeun foglio istantaneo per buttarle giù al momento, ma non basterebbe tutto il libro della vita.
Comincio a credere che ognuno di noi vive due esistenze
diverse: la prima e'la lotta di tutti i giorni, quella frenetica di
oggi che non ti da tempo di fermarti, che corre imperterrita e
indifferente al cambiamento di tutto, che non ti lascia
scampo e respiro, che non ci accorgiamo nemmeno di
vivere, che abbiamo già vissuto.
La seconda e' quella lenta del rintocco dei pensieri, dell'emozioni e dei sogni, dei desideri, dell'emotività più o meno associata all'attimo che stiamo vivendo.
A volte così euforica, altre così malinconica ..
E poi credo che ognuno di noi, ha un posto per se speciale, un posto dove ha bisogno di ritrovarsi, di accorgersi che sta vivendo perché lo percepisce accorgendosi del proprio respiro.
Può essere un posto qualunque, un posto dove sei vivo e in pace persino stando solo, dove anche i problemi più grandi possono sfiorarti ferendoti meno, un posto dal quale fai sempre fatica ad andare via, dove la prima esistenza riesce a fondersi con la seconda per darti lo spazio giusto per accorgerti di essere, di esistere, dove senti di contare pur essendo nulla.
Un posto che sta fuori di te e al contempo lo senti in fondo al cuore, un posto dove puoi dire di essere nel tuo elemento affine e in pace con te stesso e con il resto del mondo.
Quel posto per me è il mare.
La seconda e' quella lenta del rintocco dei pensieri, dell'emozioni e dei sogni, dei desideri, dell'emotività più o meno associata all'attimo che stiamo vivendo.
A volte così euforica, altre così malinconica ..
E poi credo che ognuno di noi, ha un posto per se speciale, un posto dove ha bisogno di ritrovarsi, di accorgersi che sta vivendo perché lo percepisce accorgendosi del proprio respiro.
Può essere un posto qualunque, un posto dove sei vivo e in pace persino stando solo, dove anche i problemi più grandi possono sfiorarti ferendoti meno, un posto dal quale fai sempre fatica ad andare via, dove la prima esistenza riesce a fondersi con la seconda per darti lo spazio giusto per accorgerti di essere, di esistere, dove senti di contare pur essendo nulla.
Un posto che sta fuori di te e al contempo lo senti in fondo al cuore, un posto dove puoi dire di essere nel tuo elemento affine e in pace con te stesso e con il resto del mondo.
Quel posto per me è il mare.
Vibra il mio animo affine ai mutamenti delle maree,posso
ascoltare la canzone dei gabbiani che stride
accompagnando il canto dell'infrangersi sugli scogli.
Lo sento lambire le mie gambe e avvilupparmi in una carezza gentile e vogliosa, quasi fosse la carezza di un amante,così simile a me,
profondo e misterioso come l'oceano, in balia delle tempeste, desideroso di andare e tornare nel rifugio delle dune, ma non tornare mai uguale.
Pronto ad accogliere l'acqua incessante del fiume , come un sapere continuo e irresistibile , fino a conoscere l'esatta verità del ciclo della vita, che finalmente non conosce fine e mi fa sentire così piccola , eppure così felice di esistere.
Ma c"'è un momento per tutto.
L'incanto svanisce, lascia il posto a una nebbia che lenta si dissolve.
Davanti a me la tazza della colazione.
I cereale sono diventati una "pappetta" da lattante.
Mi costringerò a finirli, non amo gettare il mangiare.
Magari sono un'inguaribile romantica, forse,o è solo quest'ansia di vivere che mi da fatica di tornare in questa sola vita di tutti i giorni. Una fatica simile al panico, alla confusione che genero nella felicità di tutto il bene che ho, che forse è troppo per potersi contentare.
Spesso invidiamo chi ha più di noi.
Io invidio invece chi ha meno e sa gioire di quella semplicità che abbiamo tutti un po' dimenticato; quella che un bambino conosce meglio di noi, ma stiamo distruggendo la loro gioia, troppa tecnologia, troppa televisione e troppe paure. Stamane nel mio balcone e' spuntata una nuova rosellina bianca , se riuscirò a stupire ancora della sua bellezza, forse sono salva. Patty
Lo sento lambire le mie gambe e avvilupparmi in una carezza gentile e vogliosa, quasi fosse la carezza di un amante,così simile a me,
profondo e misterioso come l'oceano, in balia delle tempeste, desideroso di andare e tornare nel rifugio delle dune, ma non tornare mai uguale.
Pronto ad accogliere l'acqua incessante del fiume , come un sapere continuo e irresistibile , fino a conoscere l'esatta verità del ciclo della vita, che finalmente non conosce fine e mi fa sentire così piccola , eppure così felice di esistere.
Ma c"'è un momento per tutto.
L'incanto svanisce, lascia il posto a una nebbia che lenta si dissolve.
Davanti a me la tazza della colazione.
I cereale sono diventati una "pappetta" da lattante.
Mi costringerò a finirli, non amo gettare il mangiare.
Magari sono un'inguaribile romantica, forse,o è solo quest'ansia di vivere che mi da fatica di tornare in questa sola vita di tutti i giorni. Una fatica simile al panico, alla confusione che genero nella felicità di tutto il bene che ho, che forse è troppo per potersi contentare.
Spesso invidiamo chi ha più di noi.
Io invidio invece chi ha meno e sa gioire di quella semplicità che abbiamo tutti un po' dimenticato; quella che un bambino conosce meglio di noi, ma stiamo distruggendo la loro gioia, troppa tecnologia, troppa televisione e troppe paure. Stamane nel mio balcone e' spuntata una nuova rosellina bianca , se riuscirò a stupire ancora della sua bellezza, forse sono salva. Patty
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